Il passaggio da: “Ma come gioca di nuovo il Catania? Gioca tutti i giorni? Non era una volta a settimana? I patti erano questi!” a: “Quando gioca il Catania? Ah c’è turno infrasettimanale? E va bene amore, rimandiamo l’uscita a domani…”. È breve.
Si passa dal disinteresse totale (“non ho mai seguito una partita di calcio”) al finto interesse (“si amore! Che bello! Serata pizza da asporto+partita del Catania”), dal tentato plagio (“e va bene…Proverò a urlare ‘goool’ quando quelli con la maglia rossazzurra che….Devono segnare in quella porta giusto? Comunque, quando segneranno”), al plagio riuscito (“Ma questo era rigore netto!”).
Ma il passaggio fondamentale, quello sognato da lui, nemmeno immaginato da lei, che segna una svolta impensabile è: “amore la partita del Catania è diventato un momento tutto nostro!”.
Ogni percorso consta di tappe, di una crescita graduale, di un obiettivo comune che mai avresti immaginato che ti appartenesse.
E invece eccomi qui, ogni domenica, ogni mercoledì, nella seconda metà di febbraio praticamente tutti i giorni dopo il doppio rinvio di Paganese-Catania, a tifare per i colori rossazzurri, con un surplus di garbo femminile, meno veemenza, meno coinvolgimento emotivo, ma come se si trattasse di “parte di me” perché “è parte di lui”.
Sostenere la propria squadra del cuore è una forma di passione che faticavo a concepire. Ma se le passioni possono essere comprese senza essere necessariamente condivise in toto, ecco questo ne è un esempio eclatante ma con un corollario inatteso: tra comprensione e condivisione c’è uno step, quello in cui probabilmente, bazzica la sottoscritta, che definirei “comprivisione”, insomma diciamo che lo “comprivido”, concedetemi il neologismo.
Mi trovo in una fase intermedia che potrebbe propendere da una parte o dall’altra, con l’ago della bilancia che punzecchia le corde del mio cuore, lemme lemme, ma che ai suoi sussulti, mi provoca un certo non so che di nuovo e di affascinante, un’emozione troppo intensa per attribuirne il merito solo a lui.
Non posso dire che il Catania sia parte di me ma è già parte della mia vita, e scusate se è poco.
Non so se sia destinato a crescere questo rapporto di catulliano odi et amo ma so che, alla mia prima volta allo stadio, Catania-Vibonese 2-1 dello scorso 1 marzo 2020 (segnò Emmausso quello tecnicamente bravo che “non passava mai la palla” e che avrebbe vestito la casacca rossazzurra fino al mese scorso, mi suggeriscono dalla regia).
Il destino volle che fosse l’ultima partita casalinga prima del lockdown ma, nonostante spalti semivuoti e gara non proprio di cartello, all’uscita mi ripromisi di tornare…E scusate se è poco.