Ma come ha fatto a sbagliare? Come si può da undici metri e con sette metri di porta spalancata davanti, non riuscire a centrare il bersaglio grosso? Probabilmente è stato bravo il portiere avversario ma Dall’Oglio, che mi ricorda tanto i frantoi dell’entroterra siculo, non poteva essere più glaciale dal dischetto?
Quella canzone di De Gregori, ah si: “Nino non aver paura di sbagliare un calcio di rigore, non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore”, di cui pochi conoscono il titolo (La leva calcistica del ’68, ndr), non lascia adito a dubbi: nessuna crocifissione, semmai un immenso vuoto lasciato da quell’urlo strozzato in gola.
Nino, fra l’altro, lo segna quel rigore. Ora, alla luce del fatto che il protagonista della canzone indossa la maglia numero 7, che evoca i vizi capitali (gola, lussuria, avarizia, ira, tristezza, accidia, vanagloria e superbia) e Jacopo Dall’Oglio la 23, secondo la smorfia napoletana quest’ultimo non avrebbe dovuto avere sorti migliori?
Poco male. Domani saremo di nuovo davanti allo schermo a seguire il Catania. Ma febbraio non doveva essere il mese più breve dell’anno? In pratica si gioca ogni tre giorni. Beh in effetti se al 90′ se manca un pizzico di lucidità, non possiamo non assolvere il ragazzo.
Francesca Tremoglie
(fonte foto: SSCBari.com)