Anima di Telecolor, grazie alla trasmissione “Corner”, una sorta di Festival di Sanremo rossazzurro per proseliti e longevità ma anche avvocato di successo e giornalista di punta de La Repubblica. Alessandro Vagliasindi, uno dei volti più noti della televisione catanese e siciliana, una delle firme più autorevoli in assoluto del panorama giornalistico isolano, e non solo, ha rilasciato un’intervista esclusiva ai microfoni di Catania Mood in vista dell’imminente derby col Palermo di domani sera.
Secondo te il Catania visto a Pagani e a Vibo è quello che dobbiamo aspettarci fino a fine stagione?
E’ una fase transitoria in cui si è un po’ pagato lo sforzo della spinta verso l’alto che ha chiuso il girone d’andata. Il Catania lo ha concluso con un brillantissimo quarto posto. Poi c’è il classico rimpasto di gennaio tra chi va via e chi viene quindi devi mettere nel conto giocatori che arrivano in condizioni deficitarie vedi Piccolo, Volpe, Di Piazza, lo stesso Russotto che poi si è infortunato subito, oltre Golfo e Giosa che non sono in condizioni ottimali quindi la squadra ha pagato un calo fisiologico dovuto all’uniformità del livello generale di salute. Non ultimo l’infortunio di Piccolo perché si tratta di un giocatore non surrogabile che quando è sceso in campo ha lasciato intendere di poter risolvere le partite. C’è da prendere atto di questa situazione ma, quando migliorerà la condizione di questi giocatori, magari fra un mese, il Catania tornerà ad essere brillante e a produrre un calcio qualitativamente migliore anche di quello espresso nel corso di questa stagione. E questo deve essere il viatico dei playoff.
Ricordo le cronache emozionanti di Angelo Patané quando Beppe Mosca sfondava la rete nel campionato di CND. Tu eri sempre presente, col tuo garbo, il tuo intelletto acuto e le tue dissertazioni sempre illuminanti. Qual è il segreto della longevità e del successo di “Corner”?
La semplicità. La capacità di saper sintetizzare e fotografare il reale momento vissuto dal Catania e del livello di professionalità raggiunto con la messa in onda settimanale della trasmissione. E’ un format che fa della sintesi il suo modello vincente in un momento dell’editoria e del prodotto televisivo dove si va su ritmi troppo frenetici, urlati e fuori dagli schemi. Chi è al timone di “Corner” quindi Angelo Micale, Angelo Patanè, Angelo Gagliano e il sottoscritto, è un gruppo di giornalisti che ha attraversato delle epoche calcistiche completamente diverse da quella attuale e si è portato un bagaglio di esperienza in cui la genuinità del racconto prevaleva su tutto il resto. Un calcio descritto che dovevi far capire a chi aveva come unica possibilità la radio o, comunque, non aveva modo di vedere le immagini della partita per cui lo sforzo prodotto dal giornalista in quel momento era di una genuinità che difficilmente si riscontra oggi nelle nuove leve giornalistiche. .
Torniamo al presente. Come pensi che si evolva la questione closing? Sei ottimista? Pensi che Tacopina alla fine della telenovela siederà davvero sulla gloriosa poltrona di presidente del club etneo?
Io credo che si arriverà a una conclusione, sono ottimista. Non so dire quando perché siamo di fronte a due creditori istituzionali che hanno come loro struttura organizzativa delle tempistiche abbastanza complesse, soprattutto l’Agenzia delle Entrate. Tacopina continua ribadire a chiare lettere di essere in pectore il nuovo proprietario del Catania, le sue escursioni catanesi sono molto frequenti e in virtù dei riscontri esterni che vado via via a verificare, rimango molto ottimista.
Secondo te, viste le numerose assenze dopo il 3-4-3 di Pagani e il 4-2-3-1 visto a Vibo, pensi possano esserci delle novità dal punto di vista tattico nel derby col Palermo?
Nel pensiero calcistico di Raffaele c’è duttilità ma è anche vero che in questa fase ha dovuto fare i conti con numerose defezioni quindi i cambi di modulo e di formazione sono stati anche determinati da queste avversità. Col Palermo mi aspetto un 3-4-2-1 perché non vuole commettere l’errore che è costato lo svantaggio in diverse occasioni: partire con un gol di svantaggio è sempre un problema, comporta un dispendio di energie mentali ingente. Inoltre nel calcio di Raffaele non è prevista la chiusura dell’azione con un terminale offensivo, è un calcio fatto di movimenti senza palla, di inserimenti attraverso le corsie esterne, l’appoggio del trequartista, è un calcio molto coinvolgente per quanto concerne la fase offensiva quindi fossilizzarsi su un modulo non rientra nel suo credo calcistico.
(fonte foto: www.cataniaunafede.com)