E’ tempo di derby. E se domani si gioca Catania-Palermo non potevamo non intervistare uno dei migliori fluidificanti, passateci il termine un po’ antiquato ma questo era il suo stile, che siano transitati sotto l’Etna: Ciro Capuano, detto “Tanta Roba”, colui che non tirava mai la gamba indietro, che esplodeva fulmini mancini da distanza siderale, che crossava, ripiegava e non si risparmiava mai.
Amarcord d’obbligo quanto l’attualità: nell’intervista rilasciata in esclusiva a Catania Mood, Capuano ha riavvolto il nastro dei ricordi, innumerevoli e significativi in virtù di una carriera straordinaria, in cui ha avuto la fortuna di indossare sia la casacca del Palermo che, per ben otto anni, quella del Catania.
Ciro, la prima domanda non può esulare da quella magia di San Siro: ci spieghi cosa hai provato quando hai scrutato quel pallone spiovente prima di calciarlo? Minuto 26 e 41 secondi, si alza un campanile e arrivi di gran carriera dalle retrovie esplodendo un sinistro al volo di rara precisione e potenza. Quando hai visto la sfera in fondo al sacco cosa ti è passato per la testa?
E’ stato un gesto tecnico istintivo, è venuto tutto perfetto: la coordinazione, l’impatto col pallone, la precisione. Sono gesti e gol che si vedono di rado. Quando capitano e chi li realizza, soprattutto in uno stadio come San Siro e contro una squadra di quello spessore, il gol vale doppio. Posso ricordare anche altri gol in categorie minori ma non hanno la stessa valenza di un gol realizzato a San Siro in Serie A contro un Milan stellare, e che gol! E’ stato tutto perfetto. Quel tentativo di calciare da fuori area mi era capitato diverse volte anche se non proprio in quella maniera: ricordo un Bologna-Inter (Capuano giocava nel Bologna, ndc), al “Dall’Ara”, era una palla rasoterra ma dalla medesima distanza: Toldo me la parò; un’altra volta fu Abbiati a neutralizzare la mia conclusione in un Bologna-Milan, da distanza ragguardevole e su una conclusione sempre rasoterra. E’ un colpo che avevo, un gesto che faceva parte del mio modo di giocare. Doveva capitare prima o poi e, fortunatamente, è capitato a San Siro contro il Milan.
Andiamo alle due contendenti nel derby. Hai avuto la fortuna di militare sia tra le fila rosanero che tra quelle rossazzurre: dal 2006 al 2009, 21 presenze con la maglia del Palermo, dal 2009 al 2015 ben 122 col Catania, impreziosite da due reti. Che differenze ci sono tra i due popoli nell’approccio alla rispettiva squadra del cuore?
Sicuramente il passato del Palermo parla chiaro. Un passato di grande calcio perché solo il Palermo tra i club siciliani ha ambito a palcoscenici europei partecipando all’Europa League ed è stata vicina alla qualficazione in Champions, lo ricordo bene perché quell’anno c’ero anche io. L’unica differenza tra Palermo e Catania è stata questa finora. Come calore e come si vive il calcio siamo agli stessi livelli. Ora, non vorrei togliere nulla a nessuno ma la maggior parte del mio cuore è a Catania: ho fatto quasi otto stagioni calcistiche sotto l’Etna, sono tantissime. Ho vissuto il bene e il male del Catania. L’esultanza più grande è stata centrare la salvezza ogni anno mentre la delusione più amara quando si è verificata la tragedia sportiva della retrocessione. Al Palermo devo invece la gioia di aver esordito in Europa League anche se è durato poco ci sono riuscito e ci siamo riusciti.
Qual è il ricordo più bello che conservi della tua esperienza a Palermo? E in quella di Catania?
A Palermo sicuramente l’esordio in Europa League. Giocare a livello europeo, in campi come quello del West Ham United a Londra o sul campo dell’Eintracht Francoforte, peraltro vicendo, sono state delle partite indimenticabili. A Catania riuscivamo a battere il record di punto, centrando le salvezze e poi ho vissuto l’importanza del derby col Palermo e quanto ci tenessero i tifosi a vincere anche in trasferta, quando ci davano per spacciati perché i rosanero erano una corazzata invece noi abbiamo disputato soprattutto quell’anno la partita perfetta (era l’1 marzo 2009 e finì 0-4 per i rossazzurri, ndc). I ricordi a Catania sono innumerevoli, in base allo spessore dell’avversario, ad esempio, non era facile giocare alla pari contro Juventus, Milan, Inter invece vincemmo contro i bianconeri, pareggiammo con rossoneri e neroazzurri, ce la giocavamo con tutti. Se ne devo dire veramente uno, il ricordo davvero indelebile fu la salvezza con Mihajlovic in panchina quando eravamo ormai spacciati ma risalimmo la china fino a centrare una salvezza da manuale.
Te la senti di bilanciarti con un pronostico del derby?
Il mio pronostico è favorevole al Catania però la scelta del cambio di allenatore potrebbe condizionare la gara in favore dei rosanero. Sicuramente mister Filippi vorrà fare bene per essere confermato anche nelle prossime partite e quale banco di prova migliore rappresenterebbe un’eventuale vittoria nel derby?
(fonte foto: mediagol.it)