Quanti tifosi sono stati costretti da cause contingenti a lasciare Catania per migrare verso i lidi gelidi del Nord Italia o, peggio, fuori dai confini nazionali. Il tifo per i colori rossazzurri, però, è qualcosa di imperituro, non conosce tempo né spazio, è impresso nell’anima ancor prima che nella stampa di una sciarpa.
Per tale ragione la nostra redazione ha ritenuto opportuno dedicare una rubrica ai tifosi DOC che per motivi di lavoro o di famiglia hanno lasciato il capoluogo etneo e, tra saudade e nostalgia, continuano a seguire le sorti del Catania in TV, attraverso la stampa, in qualsiasi modo possibile.
Oggi vi raccontiamo la storia di Marco Chisari, cuore rossazzurro del Catania che vive da 23 anni in Germania.
Come si vive a distanza la passione per i colori rossazzurri? Quando gli stadi erano aperti ai tifosi la sofferenza di non poter assistere dagli spalti alle partite quanto incideva sul tuo stato d’animo da tifoso DOC da 1 a 10?
Innanzitutto ci tenevo a ringraziarvi, sono davvero onorato di questa intervista, grazie! Io non l’ho mai vissuta in altro modo, vicino Colonia, da quando avevo 5 anni, quindi l’ho sempre vissuta a distanza eccetto qualche sporadica visita estiva allo stadio in occasione del “Trofeo Angelo Massimino” e qualche partita amichevole o di Coppia Italia. Quando gli stadi erano aperti, nonostante non ci sia mai andato durante la regular season, era molto più bello anche per me che potevo guardarlo in TV. Lo stadio “Massimino” ha due meravigliose curve che cantano, la Nord e la Sud. Manca sia a distanza, per me, che ai giocatori perché senza il calore del pubblico la prestazione non potrà mai essere la stessa.
Raccontaci un po’ di te. Di cosa ti occupi? Vivi con la tua famiglia?
Ho 29 anni, sono cresciuto in Germania. Grazie a Wuppertal, grazie all’emigrazione di mio padre ho imparato il tedesco e ulteriori quattro lingue (portoghese, spagnolo e francese): Sono un freelancer e costruisco pagine web. In questo momento mi sto concentrando su una pagina dedicata alle ricette italiane e soprattutto siciliane, www.cuordicucina.it, per farle conoscere all’estero. Durante questa pandemia, per tanti food blogger sto contribuendo a questa pagina che è diventata un lavoro per gente che vuole arrotondare lo stipendio e chi, invece, ci lavora a tempo pieno. Famiglia? Sono un single felice (sorride, ndc).
Parliamo del derby. Secondo te cosa è mancato al Catania? Quanto hai sofferto davanti allo schermo mentre il tempo scorreva e la sconfitta nella “partita dell’anno” si concretizzava?
Dobbiamo parlarne per forza (ride ndc). E’ mancato il gol e anche la lucidità. Si vedevano voglia e foga dei giocatori in campo ma è mancato il gioco: vedi il tiro di Reginaldo, vedi le gestione del pallone di Dall’Oglio e l’errore di Pinto che lascia solo soletto Santana in occasione del gol rosanero, roba che mi insegnavano a scuola calcio: stai dietro l’uomo poi se devi cercare l’anticipo hai l’uomo a fianco a te. Dispiacere totale, è stato un colpo di grazie per me, questa è la prima volta che parlo del derby dopo la sconfitta.
Secondo te a quale piazzamento può ambire il Catania di mister Raffaele?
II Catania di Raffaele ha tanto cuore, coraggio, voglia ma mancano elementi di spicco come Piccolo e un centravanti di sfondamento anche se Sarao si sta comportando molto bene. Si sa che non è un fuoriclasse in Serie C ma è davvero un giocatore importante per questa squadra. Il Catania pecca in qualità e nelle ultime partite si sta dimostrando senza idee a gara in corso invece ora cambia spesso modulo Raffaele passa al 4-2-4, inserisce Manneh e gli altri e temo possa essere percepito come alibi: “ho messo quattro punte e mezzo ma il gol non è arrivato”. Ma di Raffaele penso che sia un ottimo allenatore, parla poco, fa tanto ed è molto valido. Scopriremo nelle prossime settimane la sua qualità.
Un’ultima domanda Marco. Qual è il ricordo rossazzurro che custodisci gelosamente nel tuo cuore più d’ogni altro?
Un ricordo mio che racconto spesso. Correva l’anno 2000, c’era Guerini in panchina e vidi mio padre che guardava i risultati di Serie C. Io, sbalordito, gli chiesi: “Esiste la squadra del Catania?” e lui rispose: “Si, si eccome!”. Io tifavo Juve ma conoscevo solo la Serie A. Di lì in poi è stato amore a prima vista e mi disinteressai della Juventus fino ad abbandonarla molto presto, a 13 anni, all’epoca di Gaucci. Ricordo un gol di Vito Grieco, le battaglie in tribunale. Lasciavo il televideo per 90′ fisso sulla pagina dei risultati per seguire le partite dei rossazzurri e poter vedere in tempo reale chi segnasse ed ero felice che fosse in Serie B proprio perché avevo modo di seguirle all’estero attraverso il televideo.