La vittoria ottenuta sette giorni fa con il Bisceglie non poteva e non doveva creare illusioni. La compagine pugliese, con tutta onestà, non si prestava ad essere un banco di prova attendibile per testare l’eventuale guarigione del Catania post-derby. Al cospetto del Teramo, infatti, avversario decisamente più tosto e insidioso, i ragazzi di Raffaele hanno fatto riemergere quelli che sono i cronici limiti di questa squadra.
Raffaele, un allenatore nel pallone
Francamente, a prescindere dai difetti di questo gruppo, nella gara contro gli abruzzesi anche il tecnico barcellonese ha mostrato segni di confusione sin dalle scelte iniziali, che contraddicono le dichiarazioni antecedenti la gara. Sebbene il modulo sia stato confermato, è sugli interpreti schierati in campo che emergono grosse incongruenze. A partire dalla difesa, reparto in cui (escludendo l’infortunato Silvestri) sembrano non esserci dei punti di riferimento chiari e si ricorre ad un eccessivo turnover. Per non parlare dell’incognita Maldonado, scelto come regista ideale del 3-5-2 e poi puntualmente non schierato; non sarà di certo il Gerrard della situazione, ma l’ecuadoregno lì in mezzo è l’unico a innalzare il livello qualitativo. Al contrario, le attenzioni di Raffaele sono sempre rivolte a giocatori come Dall’Oglio che dal punto di vista delle prestazioni sta ampiamente deludendo. Anche in attacco l’allenatore ex Potenza ha preferito rinunciare a Sarao, il capocannoniere degli etnei, per far posto ad un tandem offensivo debole, anzi debolissimo. Tra l’altro, affidarsi a Di Piazza in un contesto in cui non si gioca di rimessa, ma si deve fare la partita, rischia di snaturare il giocatore e di non renderlo funzionale al gioco. Unico segnale positivo in vista del rush finale viene dal rientro di Piccolo, che in soli quindici minuti ha dimostrato di poter essere molto più utile alla causa rispetto ai suoi colleghi di reparto (ulteriori infortuni permettendo!).
Un mercato “infernale”
È giusto comunque riconoscere a Raffaele il merito di essere andato oltre le reali potenzialità di questo gruppo e di stazionare in una posizione di classifica più che rosea, viste le aspettative iniziali. A pesare su questo calo del Catania sono anche e soprattutto gli ambigui movimenti societari effettuati durante il mercato di gennaio. Alcuni innesti, in particolare quelli difensivi, invece di apportare un miglioramento al reparto arretrato, hanno creato scompiglio e, probabilmente, anche qualche malumore: inspiegabilmente, infatti, gente navigata come Claiton e Tonucci è finita nelle retrovie dopo un girone d’andata tutto sommato convincente. Il centrocampo, al contrario, risulta essere un reparto scarno e che manca di una pedina in grado di essere decisiva e di portare punti pesanti. Per concludere l’enigma Volpe, preso per sostituire il partente Pecorino, ma mai visto in campo, sebbene la dirigenza ne auspicasse un pronto utilizzo. Chissà se avremo l’onore di vederlo esordire in maglia rossazzurra almeno per i playoff.
Ora testa alla Turris, ma il pensiero vola al closing
Così come è successo dopo la disfatta con il Palermo, per i rossazzurri si ripresenta un’occasione immediata per rialzare la china e per difendersi dalle agguerrite inseguitrici, piuttosto che ambire a posizioni che al momento non meritano. Prossimo avversario sarà la Turris, anch’essa reduce da risultati non esaltanti ma pronta ad approfittare dello stato confusionale degli etnei. Tuttavia, la mente dei tifosi viaggia ormai lontano verso quel fatidico e agognato closing, unico vero obiettivo per poter sperare di vivere stagioni finalmente all’altezza della piazza.
Fonte Immagine: CalcioCatania.it