Quanti tifosi sono stati costretti da cause contingenti a lasciare Catania per migrare verso i lidi gelidi del Nord Italia o, peggio, fuori dai confini nazionali. Il tifo per i colori rossazzurri, però, è qualcosa di imperituro, non conosce tempo né spazio, è impresso nell’anima ancor prima che nella stampa di una sciarpa.
Per tale ragione la nostra redazione ha ritenuto opportuno dedicare una rubrica ai tifosi DOC che per motivi di lavoro o di famiglia hanno lasciato il capoluogo etneo e, tra saudade e nostalgia, continuano a seguire le sorti del Catania in TV, attraverso la stampa, in qualsiasi modo possibile.
Oggi vi raccontiamo la storia di Renato, che da 30 anni vive in provincia di Brescia.
Come si vive a distanza la passione per i colori rossazzurri? Quando gli stadi erano aperti ai tifosi la sofferenza di non poter assistere dagli spalti alle partite quanto incideva sul tuo stato d’animo da tifoso DOC da 1 a 10?
La distanza dai colori e dalla città non influisce tanto perché ero un super tifoso quando abitavo a 1 km dallo stadio e continuo ad esserlo adesso che abito a 1500km di distanza. L’amore te lo porti dentro come sempre dico a mia moglie: ‘Io ho due grandi amori: te e il Catania, il Catania c’era da prima’ infatti mi lascia in Santa pace la domenica nei miei momenti di intimità col Catania. A volte condividere è difficile anche se con alcuni amici riusciamo a ricreare l’atmosfera giusta. Certo, il pre-partita è un po’ diverso. A Catania abitavo a pochi metri dallo stadio e già dalle prime ore del mattino a respirare l’aria della partita. Qui è diverso perché i3-4 giorni prima la ricerca spasmodica dei biglietti per le trasferte, come organizzarci con le macchine, ecc. Quando siamo a casa fa rabbia non poter essere allo stadio ad urlare: quando siamo soddisfatti restiamo sempre giovani. A casa e allo stadio vedi due partite completamente diverse.
Raccontaci un po’ di te. Di cosa ti occupi? Vivi con la tua famiglia?
Io vivo a Lonato del Garda da circa 30 anni e mi sono sposato quassù anche se mia moglie è catanese DOC come me. Ho due figli che vivono nello stesso paese e due fartelli: la mia famiglia si è lentamente sistemata qui al Nord e abitiamo nel raggio di pochi chilometri. Siamo una famiglia molto unita e allargata, Nico Gravagna (Old Elephants) è un fratello acquisito ,ad esempio, infatti viene chiamato ‘zio’ dai miei figli. Mi occupo di logistica in un’azienda metalmeccanica, è un buon lavoro, si sta abbastanza bene ma spero di poter ritornare nella mia Catania a passare gli ultimi anni felici della mia vita.
Secondo te dopo l’avvicendamento in panchina il Catania sarà in grado di presentarsi ai nastri di partenza dei play-off in una posizione di prestigio e lottare per la promozione in Serie B?
Non ho buone speranze e secondo me non siamo all’altezza di altre squadre, per esempio nemmeno dell’Avellino che gioca decisamente meglio di noi ma gli mancavano diversi titolari. Poi ai play-off c’è anche la fortuna a condizionare i risultati ma credo che siano appannaggio di Braglia che come ha fatto a Cosenza si sta concentrando sui play-off. Baldini non lo conosco ma tra la confusione di Raffaele e il ritorno al 4-3-3 già qualche miglioramento si è visto.
Sostituisciti al direttore generale Maurizio Pellegrino per un momento. Se avessi ricoperto il suo ruolo e avessi avuto maggiori possibilità economiche, quale giocatore di Serie C avresti acquistato per migliorare il tasso tecnico della società?
Non vedo in giro giocatori così interessanti ma sicuramente avrei tenuto Pecorino.
Aprile dovrebbe essere il mese della svolta storica con il passaggio di consegne a Joe Tacopina. Pensi che alla fine il closing si farà? E cosa ti aspetti dalla nuova era a stelle e strisce?
Ha soldi, gente dietro le spalle, esperienze a Roma, Venezia e Bologna. Spero che a Catania si trovi bene, l’importante è che la rilanci che la matricola resti anche se non ci sono particolarmente attaccata. Mi basta che rimette tutto a posto e poi rivende perché il progetto di del Catania venga effettuato del salvataggio tutto e ci consenta di fare campionati dignitosi. Io non voglio l’Europa League, la Champions o lo scudetto, anche se ovviamente mi piacerebbe (sorride, ndc). Catania è una realtà importante in Sicilia e spero che insieme alla società cresca anche la città perché in questo momento abbiamo una squadra in Serie C di una città di Serie C.
Saluto i miei fratelli catanesi e, in particolare, Benny Greco a cui voglio un bene dell’anima.