Partiamo dal comunicato che la società Calcio Catania ha diramato ieri in occasione delle festività pasquali:
“Rivolgiamo i migliori auguri di buona Pasqua ai tifosi rossazzurri, alla città di Catania ed agli sportivi: salute, pace e lietezza possano regnare e risplendere in tutte le case.
Prevalgano sentimenti di solidarietà e sia sempre nel cuore la convinta speranza di poter recuperare in futuro la gioia dell’incontro, logicamente compressa in questo momento storico, attraverso il rispetto delle regole e delle precauzioni imposte dall’emergenza”.
Poche parole ma toccanti, di quelle che puntano dritto al cuore. Il riferimento alla pandemia appare quasi doveroso dato che il “momento storico” si è trasformato in un lasso di tempo tristemente duraturo. Ridurre tutto al mero aspetto edonistico prodotto dal gioco-calcio sarebbe ingeneroso alla luce dei dati sui decessi, tanto incontrovertibili quanto ripugnanti, ma se è vero che l’uomo vive anche e soprattutto di sporadici attimi felici, persino i novanta minuti allo stadio, al seguito della propria squadra del cuore, diventano vitali (vedi il Direttore Generale, Maurizio Pellegrino, quando ha dichiarato ultimamente che il Catania è la squadra più defraudata dall’assenza del pubblico negli stadi).
Quest’anno abbiamo immaginato le gradinate delle Curve e le poltrone delle Tribune assiepate da una moltitudine di spettatori bardati sì ma di sciarpe, stendardi, gagliardetti, cilindri e di qualsivoglia oggetto rossazzurro che potesse colorare l’atmosfera.
Invece l’atmosfera allo stadio è sempre grigia come il cielo di questo lunedì di Pasquetta, nonostante qualche lampo di luce abbia squarciato il “Massimino” in occasione dei gol rossazzurri. Troppo poco. Da queste parti siamo abituati a uno strepito perenne, tumultuoso ma al contempo benevolo di urla, voci, battimani, canzoni e cori, che accompagnano la squadra alla vittoria.
“Mi manchi, mi maaaaanchi, posso far finta di star bene ma mi manchi”, cantava Fausto Leali. Ed è vero, manca, manca tremendamente lo stadio pieno così come mancheranno le torce accese e le coreografie durante i match dei playoff, quando tutti parlano di “lotteria” e proprio sotto l’Etna, hanno sempre saputo come scovare prima dell’estrazione i numeri vincenti: con i tifosi. “Col cuore si vince, eh-eh, oh-oh”.