Rossazzurri a secco in quel di Catanzaro, nonostante un’ora di buon calcio. Risultato ingiusto, ma non troppo.
La partita mister Baldini l’aveva preparato molto bene. Addirittura, un doppio cambio difensivo, con le colonne centrali Giosa e Claiton sostituite, a favore del rientrante Silvestri e di Tonucci.
Ottimo anche l’approccio iniziale, all’insegna del pressing asfissiante e delle trame brevi. Avevano avuto buone possibilità di andare a segno sia Russotto che Di Piazza, ma entrambi non inquadrano bene la porta.
E poi? Boh. Si rientra in campo, dopo la pausa, con lo stesso piglio per circa 20 minuti, fino a rimanere imbambolati davanti al lancio da 50 metri di Martinelli. Troppo poco per legittimare una vittoria.
Eh sì, perché, da lì a poco, nessuna reazione ha saputo destare i dormienti undici etnei. La seconda rete di Baldassin è un miscuglio di paura, arrendevolezza e nervosismo irriconoscibile da quando siede Baldini sulla panchina rossazzurra.
Un film già visto in questa stagione, che ci era parso di non rivedere più, dopo il filotto di 4 vittorie consecutive. Eppure…i fantasmi del passato a volte ritornano.
Partita persa dal Catania o vinta dal Catanzaro?
Entrambe. Approfondiamo questo concetto sciorinando qualche numero che, in questi casi, giova molto alla comprensione dello stato dell’arte.
Il computo dei tiri in porta verte a favore dei giallorossi (6-5). Tuttavia, erano stati i rossazzurri a tirare di più fino al gol di Di Massimo (74′) (4 volte contro le due conclusioni locali). Alla fine, però, il Catanzaro ha azzeccato lo specchio della porta, anche in virtù delle due reti segnate, centrandola per ben 4 volte, contro gli 0 centri etnei.
Da questa semplice analisi si evince una grande imprecisione da parte dell’attacco etneo, reo di aver mancato alcune ghiotte occasioni durante il match, specie nel primo tempo. Non si può, quindi, calare la mannaia solo alla difesa per le leggerezze difensive, seppur evidenti e gravi.
Attacco spuntato
Vale la pena riflettere anche sul modo di sfruttare i centravanti etnei. Non ci è sembrata la migliore idea proporre il duo Reginaldo – Di Piazza in quanto, entrambi, si esibiscono con le stesse giocate, attaccando poco la profondità e aspettando, inerti, la miglior palla, senza mai cercarsi lo spazio.
Da questo punto di vista vanno fatti grandi elogi alla squadra di mister Villa, molto stretta fra i reparti e abile nel ridurre al minimo gli errori individuali. Infatti, superato un “tempo di non ritorno”, oltre il quale le forze fisiche dei siciliani stavano per venire meno, la partita dei calabresi è divenuta in discesa.
Certamente, ha fatto la differenza proprio questo: gli errori. Perché, se nessuno ne avessi commessi, potremmo dire con grande certezza che la partita sarebbe finita 0-0. Il Catania ha sbagliato di più, in attacco e difesa, quindi ha perso.
Aiaiai Calapai…!
Lo avevamo elogiato per il suo apporto dinamico sulla fascia, sempre in crescendo nelle ultime partite. Tutto meritato, a dire il vero.
Purtroppo, il caro Luca perde la prova del nove proprio in uno dei momenti più decisivi del torneo, contro un avversario di pari rango. Non è la prima volta, a dire il vero.
Martinelli diventa Bonucci e sfodera una sciabolata da 50 metri che spiana la strada a Di Massimo, lesto a prendere il tempo al nostro terzino destro e a beffare Martinez in uscita. Davvero inconcepibile, per chi ha visto il match!
Un gol così non si può prendere nemmeno in terza categoria! È impossibile perdere la concentrazione in un match dove la posta in palio è il quarto posto in graduatoria. Eppure, così è stato, dando il via alle bestemmie dei martoriati tifosi etnei seduti davanti al televisore.
Peraltro, non è stato il solo episodio di disattenzione. Anche Maldonado, dopo un buon primo tempo, ha rischiato più volte di mettere Evacuo & co. a tu per tu con l’estremo portiere etneo. Davvero da non crederci!
Archiviare e ripartire subito
Nonostante la sconfitta sia arrivata in maniera davvero incredibile, non vale la pena fasciarsi troppo la testa. C’è da concludere al meglio la regular season per poi proiettarsi ai play-off, dove vincerà chi avrà risparmiato più uomini e più benzina.
Non è detta l’ultima parola, anche perché le “altolocate” non ne vogliono sapere di fare la voce grossa (vedi Bari e Avellino). Sarà fondamentale crederci fino alla fine, un po’ di più di quanto visto al Ceravolo, esempio di quello che non dovrà mai più succedere.
Pietro Santonocito