Per crescere una redazione deve confrontarsi con i big del giornalismo locale e, quando è possibile, nazionale. Pertanto abbiamo ritenuto opportuno intervistare Renato Maisani, caporedattore di Goal.com, autore del libro “Il valore speciale di un goal” e co-autore di “Leicester – Un sogno diventato realtà”, un professionista che coniuga l’arte della scrittura con la vocazione del cronista, fondendoli in un’unica grande passione: il calcio.
Con Renato Maisani abbiamo discusso di closing, play-off, del momento che sta attraversando il Catania reduce dalla sconfitta di Catanzaro, e dell’argomento più scottante del panorama calcistico internazionale, un pesce d’Aprile posticipato: la SuperLega.
Tiene banco la questione Superlega che pare ormai definitivamente e mestamente naufragata dopo alcuni ritiri. Che idea ti sei fatto in merito?
Magari in futuro potrà essere la strada giusta per ridare energie economiche al calcio che sicuramente è in difficoltà però non era quello il modo per lanciarla, non è stato il momento opportuno, bisognava prima trovare una sinergia, si è trattato più di una provocazione da parte di questi club per lanciare un messaggio alla Uefa, che bisogna riformare qualcosa, perché poi anche la Uefa ha commesso degli errori in questi anni, qualcosa da cambiare c’è, magari troveranno intesa nella nuova formula della Champions League che mantenga un po’ di meritocrazia com’è giusto che sia e tuteli quei club, che inevitabilmente, muovono e alimentano il sistema più degli altri però non è nemmeno corretto a mio avviso chiudere tutto in una Lega privata, non ne parlo su basi etiche e morali ma faccio più che altro riferimento al fatto che secondo me non sarebbe stato un grande spettacolo e avrebbe penalizzato troppo i campionati nazionali. Poi se l’idea è quella di sostituire le coppe europee organizzate dalla Uefa con competizioni diverse si lavori in questa direzione ma che sia frutto di un concordato non di un’operazione messa in piedi in quattro e quattr’otto.
Tacopina ha definito la Superlega “orribile” recentemente. Ma, per sua fortuna, ha la possibilità di mettere le mani su qualcosa di meraviglioso: il Calcio Catania. A che punto sono giunte le interlocuzioni con il sindaco di Mascalucia, Magra, e con il Comune? Che tempistiche prevedi per un accordo con i creditori istituzionali e per il closing?
Sì, Tacopina si è espresso sulla SuperLega ed è la posizione che hanno tutti i rappresentati dei club al di fuori di quei 12 ed è condivisibile dal suo punto di vista. Tempi per il closing? Lo abbiamo detto: inutile azzardare tempistiche quando non le conoscono nemmeno i protagonisti, sappiamo che ci vuole ancora del tempo, sappiamo che il Comune di Mascalucia sta facendo le valutazioni del caso ma serve pazienza così come è accaduto con l’Agenzia delle Entrate con cui si è arrivati a un accordo. Si arriverà a un accordo anche col Comune, ne sto sentendo tante in questi giorni ma la situazione non è mai cambiata da gennaio a oggi non si è mai evoluta in un senso o nell’altro.
Parliamo, finalmente, di calcio giocato. Il Catania, a pieno organico, secondo te potrebbe dare del filo da torcere a chiunque nei play-off?
Sinceramente non credo che possa dare filo da torcere a chiunque. Può giocarsela perché vanta un organico composto da giocatori validi però non è la squadra più forte né da battere e ha dei punti deboli. Ci sono squadre più forti ma può provarci. La situazione societaria che tende a un miglioramento che vede qualche spiraglio di un futuro migliore dà una spinta in più. Ritengo che se ci fosse stato il pubblico il Catania avrebbe rappresentato la mina vagante dei play-off perché sappiamo la differenza che fa. Così non si tratta di una partecipazione inutile ma ho visto annate in cui i rossazzurri si sono presentati ai nastri di partenza dei play-off con maggiori possibilità di riuscita. Spero, spero che vada avanti ma non ho moltissima fiducia anche perché la rosa non è così lunga e si giocheranno tante partite ravvicinate e credo che questo possa rappresentare un problema per il Catania più che per altre squadre.
La sconfitta con il Catanzaro ha riportato coi piedi per terra la truppa di mister Baldini ma non ne ha certamente ridimensionato le ambizioni. Potrebbe scuotere l’ambiente, intorpidito dalle quattro vittorie consecutive, e conferirgli nuova linfa? Sarebbe di vitale importanza mantenere il quinto posto.
Secondo me perdere non fa mai bene a meno di rarissime eccezioni soprattutto contro una squadra alla portata viste le defezioni. Non è stato un passo positivo anche in virtù del piazzamento in classifica perché date le numerose partite che si giocheranno a distanza ravvicinata, saltarne una sarebbe tanta roba. Adesso il Catania sta rendendo per quello che vale il suo organico forse anche un filino in più. E’ una squadra da sesto/settimo posto, quinto se va bene, quindi il Catania è lì, sta facendo quello che può, se arriva quinto va bene, se arriva sesto magari ci sarà qualche difficoltà in più. Poi è chiaro che si può fare sempre di meglio, è sempre un rimpianto perdere partite abbordabili però non si poteva pensare di vincerle tutte con Baldini che è stato bravo a dare una scossa e adesso bisognerà capire se la scossa è finita oppure, come ci auspichiamo, si è trattato solo di una battuta d’arresto e poi ci si potrà ritrovare a dare il meglio in vista dei play-off. Penso anche che il Catania stia risparmiando i giocatori meno in forma in vista dei play-off perché va bene l’importanza di ottenere il quinto posto o il quarto nelle ipotesi che si sognava qualche settimana fa ma se poi arrivi ai play-off senza i tuoi migliori giocatori serve a poco magari è meglio giocare una partita in più ma farla con Sarao e Piccolo che reputo, insieme a Silvestri, i giocatori più importanti del Catania: arrivare con loro tre al 100% della forma può rivelarsi importante.
(fonte immagine: facebook.com/renatomaisani6)