Quante volte abbiamo attribuito al “fattore psicologico” una sconfitta? E quante altre abbiamo additato l’allenatore di turno per un atteggiamento troppo rinunciatario in campo dovuto “all’approccio psicologico” alla gara? Per non parlare di quei giocatori, lungodegenti, che tornano in campo dopo mesi di infortunio e giocano col freno a mano tirato per timore di recidive.
Altri, poi, senza una apparente motivazione valida, giustificata da guai muscolari, tendinei o quant’altro, spariscono dalla circolazione per diverso tempo e poi tornano in campo ammettendo di aver sofferto di depressione, di stati d’ansia e/o di panico.
Per questo “Catania Mood” ha pensato di introdurre un’interessante analisi psicologica, condotta dal dottor Michele Torrisi, psicologo clinico, esperto in neuropsicologia e ricercatore sanitario presso IRCCS centro neurolesi “Bonino Pulejo” di Messina, ma catanese DOC e tifoso dei colori rossazzurri.
Ultima giornata di campionato. Il Catania attende il responso del Collegio di Garanzia del Coni che arriverà solo il 5 maggio. Che impatto psicologico può avere sulle motivazioni della squadra?
L’impatto psicologico sarà netto perché il Catania giocherà in una condizione di incertezza e incide in modo molto pesante. Peraltro, oltre al clima di incertezza, si aggiunge anche la pressione esercitata dal fatto che potrebbe perdere anche il quinto posto perché la Juve Stabia ha gli stessi punti del Catania quindi qualora le vespe dovessero centrare la vittoria o pareggiare e i rossazzurri dovessero perdere a Foggia, la pressione si sommerebbe alla possibile restituzione o meno dei punti e il Catania deve giocare pensando al quarto posto come se il Collegio di Garanzia del CONI li avesse già restituiti nell’ottica di superare il Bari: può essere la migliore medicina perché significherebbe passare al secondo turno dei playoff.
Le vicissitudini societarie degli ultimi giorni hanno destabilizzato inevitabilmente tutto l’ambiente ma la squadra ha già dimostrato di saper tappare le orecchie. Su cosa ha fatto leva secondo lei mister Baldini per ovattare i rumori riducendoli a brusio?
Come ho detto nelle interviste precedenti sono convinto che nemmeno stavolta questa situazione influirà psicologicamente perché non ha mai influito. La squadra ha avuto una battuta d’arresto determinata da questioni tecniche non dalla situazione societaria. Non accadrà nemmeno stavolta anche se è un po’ più fastidiosa del recente passato perché sembra che le speranze sull’acquisizione del club stiano venendo meno però secondo me i giocatori hanno maturato un legame con il gruppo formato da Pellegrino, Guerini e dall’attuale assetto societario e si sentono protetti e si sentono tranquilli e fiduciosi. I giocatori sarebbero felici se la proprietà passasse a Tacopina ma sarebbero felici anche se restasse SIGI in sella al club e si percepisce a distanza. Più che Baldini è l’assetto societario che riesce a tappare le orecchie ai giocatori.
Passiamo all’aspetto meramente sportivo che lei padroneggia. Alessio Curcio è il grande ex forse anche il più grande rimpianto alla luce delle prestazioni maiuscole fornite con la maglia del Foggia. Si attende la partita della vita? O pensa che Silvestri, Calapai e Pinto che lo conoscono bene, sapranno come imbrigliarlo?
Partita della vita non credo perché non si tratta di una finale ma solo dell’ultima giornata di campionato. Sicuramente giocherà con delle motivazioni di rabbia e di rivincita perché Curcio a Catania è stato molto sottovalutato e vorrà dimostrare al sodalizio rossazzurro che si sono sbagliati. Faccio un altro mestiere e non so che tipo di soluzioni tattiche possa adottare l’allenatore per limitarlo o quali difensori possa scegliere per cercare di imbrigliarlo ma è chiaro che Curcio conosce i difensori del Catania e viceversa quindi potrebbero trarne vantaggio da ambedue le parti.