Sentivamo il bisogno, la necessità di ritornare sulle dichiarazioni rilasciate dal presidente della SIGI, l’avvocato Giovanni Ferraù, circa la trattativa con Joe Tacopina per focalizzarci sulle tappe fondamentali che hanno condotto la stessa verso il tramonto e, d’altra parte, comprendere come sia possibile venirne fuori anche con nuovi investitori e/o acquirenti futuri:
“Abbiamo lavorato sette mesi. Ma cosa è successo a febbraio? Il contratto si poteva stipulare ma le condizioni non c’erano, c’era un ostacolo e si doveva rimodulare. Il contratto si poteva stipulare.
Ci sono terzi investitori con Tacopina e forse c’era qualche difficoltà in più a comunicarlo. Abbiamo preso accordi con i creditori e li dobbiamo pagare e Joe Tacopina ci è venuto incontro con un bonifico di 630000€ e poteva entrare in società ma ha preferito aspettare l’Agenzia delle Entrate che ha dato una risposta accolta da noi cone entusiasmo ma meno da Tacopina. Abbiamo ridotto il debito a 5,7€ da 12,4€ e mi auspicavo il 26 aprile di chiudere”.
Se è vero che SIGI era determinata a chiudere in aprile, è altrettanto indubbio che l’esposizione debitoria del Calcio Catania, a quella data, non era stata ancora risolta. Oggi il debito con l‘Agenzia delle Entrate di Palermo è lievitato rispetto all’accordo raggiunto con Catania (circa 8mln contro i 5,7mln del precedente accordo, ndr), causa IRAP ma altresì gli eventuali nuovi soci che intendano fare ingresso nel club hanno un piccolo vantaggio rispetto a Tacopina: le carte, ora, sono scoperte.
A nessuno sarà permesso celarsi dietro legittime controversie sbucate fuori dalle scartoffie: chi deciderà di investire non potrà più tirarsi indietro.
(foto: calciocatania.it)