Quanti tifosi sono stati costretti da cause contingenti a lasciare Catania per migrare verso i lidi gelidi del Nord Italia o, peggio, fuori dai confini nazionali. Il tifo per i colori rossazzurri, però, è qualcosa di imperituro, non conosce tempo né spazio, è impresso nell’anima ancor prima che nella stampa di una sciarpa.
Per tale ragione la nostra redazione ha ritenuto opportuno dedicare una rubrica ai tifosi DOC che per motivi di lavoro o di famiglia hanno lasciato il capoluogo etneo e, tra saudade e nostalgia, continuano a seguire le sorti del Catania in TV, attraverso la stampa, in qualsiasi modo possibile.
Oggi vi raccontiamo la storia di Sebastiano Ieni, grande sostenitore del Catania che vive in Veneto per lavoro oramai da diversi anni, ma sempre vicino alle vicende campo ed extra-campo del Calcio Catania.
Seby, da diversi anni, oramai, vivi in Veneto. Che significa per te non poter vivere il Catania da vicino?
“Innanzitutto, vi ringrazio per questo invito. Beh, seguire il Catania da lontano non è la stessa cosa come seguirlo da casa propria. Andare allo stadio, incitare, urlare, è tutta un’altra storia. Per motivi di lavoro, ho dovuto lasciare la mia terra e ho dovuto accettare di vivere il Catania a chilometri e chilometri di distanza. Ovviamente, quando mi è possibile non ci penso un attimo a scendere e poter vedere la squadra da vicino. Ogni volta è sempre un emozione diversa”.
Da quanto tempo segui il Catania? Quali sono i tuoi ricordi più belli? Quali quelli più brutti?
“Il Catania lo seguo da ragazzino. Mi ricordo che all’epoca la squadra si allenava al vecchio Cibali. Tutti i martedì e i giovedì, una volta finiti i compiti, non mancavo mai a quell’appuntamento. Entravo allo stadio chiedendo un favore a qualche signore di passaggio che per l’occasione si fingeva come mio zio. Assillavo letteralmente chi mi stava vicino chiedendogli i nomi dei giocatori, i ruoli. Ricordo una volta che ci fu il custode dello stadio che si mise a sparare perché aveva ricevuto degli insulti. Io ero a pochi passi e ho avuto paura perché ho rischiato la vita. “
Come giudichi il campionato del Catania? Ti aspettavi l’eliminazione prematura dai playoff?
“Il campionato del Catania è stato discreto. Speravo potesse arrivare terzo, ma purtroppo per vari motivi siamo arrivati sesti. Per la situazione in cui eravamo la scorsa estate e con tutti i problemi che c’erano, direi che si è fatto un buon campionato. Certo, non mi aspettavo affatto l’eliminazione col Foggia. Sono rimasto deluso, ma il bello del calcio è anche questo”.
Infine, ti chiedo un parere sulla vicenda Sigi-Tacopina? Pensi riuscirà ad evitare il fallimento il Catania o oramai pensi sia troppo tardi
“Era prevedibile che questa trattativa fosse stata complessa. Il Catania ha un monte debiti elevatissimo. Allo stesso tempo, credo che stiamo assistendo ad un qualcosa di surreale. Più che altro perché da otto mesi a questa parte ci hanno riempito soltanto di chiacchiere. Se devo schierarmi dalla parte di qualcuno, io sono con Tacopina. In primis, perché ha dimostrato e sta dimostrando vero interesse e poi perché credo abbia tutte le carte in regola per riportare il Catania in alto. Non mi sta piacendo, invece, il modus operandi di Sigi. Credo abbiano perso tempo per quanto concerne gli aspetti burocratici. Spero possano ravvicinarsi le due parti e che la trattativa in un modo o nell’altro possa andare in porto. Ho l’impressione che qualcuno pensa più alle proprie tasche che al bene del Catania e da tifoso questo mi infastidisce molto. Speriamo il Catania possa essere salvato, altrimenti quello che la Sigi ha fatto la scorsa estate non ha avuto senso”.