Giovanni D’Antoni: “Tacopina ragiona giustamente da imprenditore. Catania-Serie C accostamento che sta stretto”
L’amico e collega Giovanni D’Antoni, ex giornalista di Unica Sport ed Ultima TV ha risposto alle nostre domande sul difficile momento che sta attraversando il Calcio Catania. Tante le tematiche affrontate: il campionato appena concluso, la tribolata questione societaria e prospettive future.
Giovanni, innanzitutto grazie per aver accettato l’invito di Catania Mood. Come va? Come stai trascorrendo questo difficile periodo legato alla pandemia?
“Grazie a voi dell’invito e complimenti per la dedizione e l’impegno che state applicando. La realtà editoriale siciliana vive un momento molto delicato e il vostro impegno è lodevole.
Io sto bene! Non scopro certamente io le difficoltà che la pandemia ha portato e porta quotidianamente, ma da inguaribile ottimista guardo già alla ripresa e vedo un’opportunità di crescita umana e professionale”.
Veniamo al Calcio Catania. Che ne pensi della stagione appena conclusa? Ti aspettavi una partecipazione così fugace dei rossazzurri ai playoff?
“La stagione rossazzurra ha seguito un andamento ondivago e non mi sorprende. È opportuno però fare una distinzione. Se da un lato Catania e i catanesi non possono più accettare un contesto come la Serie C e un campionato che per usare una metafora può essere paragonato ad un percorso a ostacoli tra le sabbie mobili, dall’altro vanno analizzati i valori in campo e quelli d’organico. Il Catania di Raffaele prima e Baldini poi ha maturato il piazzamento che probabilmente meritava. I playoff li conosciamo (purtroppo) molto bene. Un terno al lotto che regala gioie e dolori. Non mi aspettavo l’eliminazione al primo turno, ma non ho mai negato che rispetto alle scorse annate, quest’anno ci saremmo presentati ai nastri di partenza degli spareggi con meno chance del previsto. Il Catania per la prima volta non è partito con i proclami di vittoria del campionato (e aggiungerei per fortuna) forse anche per questo motivo darei comunque la sufficienza piena alla stagione rossazzurra”.
L’eliminazione prematura col Foggia ha lasciato ulteriore spazio alla telenovela Sigi-Tacopina. Che idea ti sei fatto in merito?
“Da quel memorabile – ed è inutile far finta che non ci siamo emozionati – 23 luglio 2020, la nostra idea del 46 è cambiata, assumendo sfumature (anche) politiche. Ciò che mi rammarica, è che da quel momento, l’extra-campo abbia preso sempre o quasi il sopravvento sulle vicende del Calcio Catania. Su Joe Tacopina, vale l’opinione avuta sin dal primo istante della sua prima “gita” ai piedi del vulcano. Un imprenditore e broker, ha interessi da imprenditore. E per quanto sia calda e passionale la piazza o la sfida, un imprenditore ha comunque come obiettivo primario investire. Oggi molti si interrogano sulle reali intenzioni di Joe, io non ho visto mai un reale cambio di rotta con i suoi scopi originali: acquisire il Catania, renderlo grande attraverso una lunga programmazione, farlo solo alle condizioni favorevoli. Evidentemente, queste non ci sono state e non ci sono ancora. Da SIGI mi sarei aspettato probabilmente una risolutezza maggiore nei momenti clou della trattativa. Non voglio dire che ci sia stata superficialità, sia chiaro. Intendo dire che l’approccio e i colloqui avrebbero dovuto conoscere una concretezza che fin qui, non si è mai manifestata. Possibilmente, questo voglio sottolinearlo, non aiuta ricordare puntualmente a organi di stampa, tifosi e appassionati, ciò che è stato. È sì importante, ma non deve diventare giustificazione perpetua. Una cosa è certa, non si doveva arrivare a questa fase di stallo, né alla ricerca disperata di nuovi capitali. Oggi conta la storia e conta guardare in faccia la realtà, il Calcio Catania è in serio pericolo, il resto sono chiacchiere”.
In questi giorni circolano diverse voci su incontri della Sigi con alcuni imprenditori interessati all’acquisizione del Catania. Secondo te spunterà qualcosa di nuovo?
“Ecco, questo scenario, una volta raffreddata la pista Taco, me l’aspettavo. E i miei pensieri non sono affatto i più positivi. Torno parzialmente al discorso precedente ragazzi, un imprenditore investe, non ragiona sciarpa al collo e da tifoso. Ragion per cui, trovo inverosimile che un imprenditore locale abbia la solidità (e il coraggio!) di rilevare un Catania malato e indebitato. Detto ciò, sono rassegnato? NO. Appurato che credo alle parole di Giovanni Ferraù sull’iscrizione al prossimo campionato, ma resto dell’idea che qualcosa di nuovo verrà fuori e investitori che possono far respirare l’Elefante ci sono, purché non si badi al sodo. “ Chi tempo ha e tempo aspetta, tempo perde””.
Infine, ritornando al calcio giocato, ti chiedo, in caso di iscrizione e permanenza con Sigi, cosa bisognerà aspettarsi dalla nuova stagione? Pensi l’asticella si muoverà verso l’alto o, visti i numerosi problemi attuali, scenderà verso il basso?
“Intanto voglio pensare che l’iscrizione ci sia e non diventi da qui alla scadenza, un incubo “simil-2020”. Qualora fosse ancora SIGI, la proprietaria del Calcio Catania, reputo che debba essere ponderato un miglioramento del tasso qualitativo in organico. Baldini ha dimostrato che un gruppo coeso può portare risultati importanti. Darei fiducia a uomini come Capitan Silvestri, Calapai, Welbeck, Maldonado e Piccolo. Cucirei addosso a questi pilastri tre importanti colpi di categoria. In Serie C si vive di opportunità di mercato, non lo metto in dubbio, ma chi cerca trova. Non possiamo ipotizzare un torneo anonimo. Catania – Serie C è un accostamento che sta stretto da ben sei anni”.