Il giornalista di RSC Luigi D’Angelo è intervenuto ai microfoni di Catania Mood. Con lui si è disquisito sulle varie tematiche che riguardano il momento del Catania, dalla tribolata questione societaria agli aspetti prettamente tecnici.
Luigi, ti ringrazio a nome mio e di tutta la redazione di Catania Mood. Ti aspettavi tutta questa confusione generale sulla vicenda Sigi-Tacopina?
“Mentirei, se dicessi che mi aspettavo una cosa del genere, perché non ho la sfera di cristallo e quindi non posso prevedere il futuro. C’è stato un momento che ho pensato, un po’ come tutti, che Tacopina potesse rappresentare una svolta. Poi, non è stato così per una serie di passaggi controversi fino a quando i giochi si sono fatti più difficili. C’è chi continua a credere agli asini che volano, c’è chi invece ha compreso che l’avvocato italo-americano avesse messo su una strategia che è tutt’ora in corso. Una strategia che non si sa come possa finire, perché nella difficile situazione in cui versa il Catania, la Sigi può ritenere di utilizzare come ultima spiaggia l’opzione Tacopina. Chiaramente, intendo che gli consegni il club ad una condizione economica vantaggiosissima”.
Qual è, ad oggi, la tua sensazione pensando al futuro imminente del club rossazzurro?
“Io vedo un futuro molto negativo. Per potersi iscrivere è necessaria una somma che ad oggi Sigi non è in grado di garantire. Per poter concludere l’anno solare sono necessari 10 milioni. Bisogna onorare i debiti e le transazioni scadute a marzo che non state ottemperate e che ammontano già intorno ai quattro milioni. Poi, bisogna pensare alla rosa e ai costi delle trasferte del campionato. È vero che ci saranno degli introiti dagli abbonamenti e dalle pubblicità, ma stiamo parlando di cifre irrisorie. Il Catania, invece, ha bisogno di una cifra consistente, senza tenere conto dei debiti istituzionali con AdE e Comune di Mascalucia. Inoltre, ci sono anche debiti con i creditori privati, con una serie di decreti ingiuntivi che sono partiti e che mettono in difficoltà la Sigi”.
Se il Catania riuscisse ad iscriversi, secondo te, quale potrebbe essere la reazione della piazza ad un ennesimo campionato privo di obiettivi?
“Io vedo la piazza in questo momento spiazzata. Sembra un gioco di parole, ma in realtà l’ho fatto apposta. Vedo il tifoso disorientato. Non vedo il partito dell’11700 così forte e vigoroso come un tempo. Molti tifosi si sono stancati, perché hanno compreso che l’iscrizione è l’ultimo dei problemi. Il Catania è una società tecnicamente fallita che ha bisogno di un soggetto che immette continuamente soldi, in attesa che il club possa camminare nuovamente sulle sue gambe. Si parla di una cifra di anni imprevedibile, dato che è impossibile costruire una squadra che possa andare in B la prossima stagione. Quindi, chi si approccia al Catania, alla fine scappa. La piazza attende il salvatore della patria, che oggi non è più identificabile in Joe Tacopina e in nessun altro soggetto, perché l’indebitamento è talmente importante da impedire ogni tipo di previsione ottimistica. Dovesse andarci bene, saremmo in grado di iscriverci. Inoltre, voglio aggiungere un particolare: ci sono stati degli imprenditori vicini al Catania, su tutti il dottor Francesco Russo Morosoli, che per ragioni personali io conosco benissimo essendo stato il mio editore. Lui sarebbe stata la persona giusta al posto giusto. Ci ha provato, ma evidentemente non c’è stata la possibilità di poter fare questo matrimonio. Un grosso peccato, perché lui c’è l’ha messa tutta”.
Infine, ti chiedo un parere tecnico sulla attuale rosa rossazzurra. Se si dovesse ripartire, dove interverresti?
“Il Catania 2020/21 a me non dispiaciuto. Ha fatto bene, ma ha spesso steccato i momenti topici del campionato. Sono stati sbagliati un numero altissimo di rigori, si è mancata la vittoria con il Bari proprio per un tiro dagli undici metri fallito nel finale e che ci avrebbe fatto guadagnare un’ottima posizione in classifica, fino ad arrivare all’appuntamento coi playoff steccato clamorosamente. Bene Baldini, a cui non rimprovero nulla. Bene Russotto o Maldonado, ma parliamo di una squadra dove si possono salvare poche persone se vuoi puntare ad un campionato di vertice. Non mi è dispiaciuto Sarao, ma serve un attaccante di peso. Confermerei Silvestri, Piccolo e Zanchi, mentre cambierei tutti i portieri. Sono necessari almeno 4-5 puntelli per fare un campionato importante. Poi, se quest’ultimo non si potrà fare, va anche bene la rosa attuale. Anche perché, l’ennesimo campionato di assestamento sarebbe coerente con il momento economico-sociale della città. È inutile nascondersi dietro a un dito: a distanza di un anno, siamo nella stessa identica situazione di dodici mesi fa, anzi è peggiore”.