Per la nostra rubrica Mood Ospite, abbiamo il piacere di intervistare gli esilaranti Cuggini. Un gruppo di tifosi rossazzurri che, mescolando la loro liscia catanese alla loro passione per il Catania, regalano ai tifosi risate a crepapelle. Li abbiamo chiamati in causa per conoscere il loro pensiero, anche ironico, perché no, sulle ultime vicende in casa rossazzurra.
Antonio, innanzitutto grazie a te, e al resto dei “Cuggini”, per aver accettato l’invito della nostra redazione per parlare delle ultime tribolate settimane rossazzurre. Come stai?
“Ma carusi ma ci mancherebbe, sappiate però che alla terza scatta l’obbligo di una guantera (seppur piccola) di cannolicchi, lo impone una tradizione che mi sono appena inventato. Io sto, calcisticamente parlando, come uno che è stato a contatto con 24 novax tutti risultati positivi e che ha saputo che il suo molecolare è negativo, un grossissimo sospiro di sollievo, e ora entro il 28 febbraio deve fare un altro tampone per finire la quarantena”.
Per i “Cuggini” supponiamo non sia stato facile, specialmente in quest’ultimo periodo, poter usare la vostra simpaticissima “liscia” che vi ha reso celebri, giusto?
“Giustissimo, da tifosi periodi brutti ne abbiamo passati tanti, pensiamo alla caldissima estate del ‘93, ai scellerati treni del gol o al quasi fallimento di due anni fa. Questo però forse è il periodo più sofferto: persa la matricola, si rischia di non finire il campionato, di ripartire non si sa dove, addirittura qualcuno ha paventato un Atletico Catania 2.0, fra cuntu che usciva la notizia di Cosentino interessato all’acquisto della società e le disgrazie erano complete. In questo clima fare “liscia” non è affatto semplice, in primis perché non era il momento adatto, in secundis perché presi dalla rabbia si rischiava di scrivere cose ca capaci ca n’arivavunu sei chili e menzu di querele. Noi siamo andati avanti in punta di piedi perché a volte l’ironia, se fatta bene (quindi non nel nostro caso) può toccare le corde giuste e servire da denuncia. Il catanese inoltre, si sa, fa sfoggio della propria liscìa anche nei momenti più impensabili e in situazioni “trubbule”, ed è quello che abbiamo tentato di fare; aggiungiamo poi che la Sigi ha dato tantissimi spunti per creare battute, dal pane, ai triglioni, alla fata turchese passando per statuti mai letti, tuttavia erano sorrisi molto amari, dovuti ad una profonda sofferenza interna”.
Che idea ti sei fatto tu, e i tuoi compagni di avventura, sulle ultime vicende che si sono susseguite fino alla decisione sull’esercizio provvisorio giunta due giorni fa? Ve lo aspettavate?
“Nelle ultime settimane ci abbiamo capito davvero poco, tra carte bollate, interlocuzioni, faide interne, inglesi, maltesi, arabi, fate, fallimento, esercizio provvisorio, collette, gente di Biancavilla, n’duluri di testa! Nel pandoro anziché lo zucchero a velo c’abbiamu l’oki! L’idea però, che ci siamo fatti è che i curatori hanno avuto gnegnu e hanno pensato che per il bene di una città e di molti lavoratori (non scordiamolo mai) che lavorano per la squadra, era doveroso fare il possibile per salvare il salvabile; quindi la prima cosa da fare era levare il Catania dalla mani della Sigi, con immenso dispiacere hanno dovuto far fallire la società (e di conseguenza fatto perdere la storica matricola) per togliere la montagna di debiti creata dal gatto e la volpe, successivamente tramite l’esercizio provvisorio, creare il bando per poter vendere il titolo sportivo. Ora noi siamo convinti che per l’esercizio provvisorio bastavano tipo 200 mila euro, però i curatori hanno pensato: se ne chiediamo 200 quelli ne accucchiano si e no 80, chiediamone 660 così almeno 200 li arrivano ad accucchiare, e così è stato. Quindi in una decisione del genere la speravamo, ma non dicevamo niente per una atavica, spudorata e giustificata scaramanzia, ma quando l’abbiamo saputo ci siamo precipitati a sattare in atto (cit.)”.
Rimanendo agganciati al tema esercizio provvisorio, qual è il tuo e vostro auspicio da qui al prossimo 28 febbraio? E quale, invece, la tua e vostra sensazione?
“Il primo auspicio è che nel bando ci sia scritto: “sono impossibilitati a gareggiare tutti soci della Sigi, ivi compresi parenti e affini”. Non vorremmo che poi arriva uno, si toglie la maschera e anziché dire: “so Lillo!” dica: “so Vullo!” (per dirne uno). Scansatini. Adesso comprare la società diventa davvero un affare e speriamo che al bando si presenti gente sia coi soldi ma soprattutto con un progetto serio, a lunga durata e non cordate accucchiate a muzzo e tenuti assemi co spagu da sasizza. Di sensazioni non ne esprimiamo per la scaramanzia di cui sopra.
I “Cuggini” sono molto apprezzati per le “famose pagelle”. Ti chiedo, considerata tutta l’esperienza di SIGI alla guida del Catania, di dare un voto ai principali protagonisti della S.p.A. catanese.
“Per rispondere a questa domanda abbiamo rispolverato le pagelle fatte il primo gennaio 2021, quando la società era ad un passo dall’essere ceduta allo zio Joè Tacopina; all’apparenza i soci avevano salvato la società (e matricola) e consegnata ad uno coi soldi, i voti erano i seguenti: Pellegrino 9,5, Pagliara 7,5, Ferraù 8, Nicolosi 6, Sigi 10. Dopo esattamente un anno, il voto a Pellegrino resta invariato, Pagliara vedendo con chi aveva a che fare giustamente si è tirato fuori, Ferraù e Nicolosi si scambiano il voto ma aggiungendo un bel meno davanti, alla Sigi aggiungiamo bello 0 alla fine e un meno davanti.
Aggiungiamo un’ultima nota: se bisogna per forza cambiare il nome alla squadra, rispolverare il nome di un tempo: Club Calcio Catania 1929 sarebbe davvero un’ottima idea!”