Catania deve crescere. Per farlo occorre che la cittadinanza, tutta, partecipi a tale processo ancor prima che venga innescato da una nuova, auspicabile società.
Partiremmo proprio dalla stampa. La capacità di una informazione priva di fronzoli, allarmista quando è il momento di placare gli animi e stantia quando sarebbe il momento di alzare l’asticella dell’assalto, assumendosi il rischio da professionista, latitano mestamente.
Chi si insedierà a Catania, sperando che lo faccia entro l’11 febbraio (cosa purtroppo non scontata come molti erroneamente pensano), dovrà farsi carico non solo dei 3 mln di euro di debito sportivo e del milionicino obbligatorio per l’assegnazione del ramo d’azienda calcistico, ma di una situazione generale che necessita un reset totale.
I giornali li leggiamo anche noi. Al mattino, quando il caffè è ancora in fase di risalita e il viavai dal bagno coinvolge tutta la famiglia. Poi inizia il tourbillon di notizie accatastate tra testate e siti internet, come il nostro, tra dati di fatto oggettivi e news soggette all’interpretazione dello scrivente e, solo dopo, dei lettori.
Abbiamo scelto di non riportare voci di corridoio, di non sforzarci di decodificare questi ricorrenti brusii meneghini finché qualcuno sceglierà di rendere note le proprie generalità alla gente di Catania, indirà una conferenza stampa (cui non siamo più abituati dato che la SIGI a un certo punto ha interrotto la comunicazione sottraendo al popolo catanese il diritto di sapere), e svelerà le proprie intenzioni guardandoci idealmente tutti negli occhi. Ma non pensiamo ad altro.
Sono trascorsi “solo” quattro giorni dalla pubblicazione del bando. Ora, siccome non abbiamo più né la pazienza né la forza di aspettare col numeretto in mano che venga il nostro turno alla posta per pagare, ancora una volta, il nostro debito con la fortuna rossazzurra, vorremmo che nel rispetto del patto di riservatezza, questa fantomatica “cordata milanese” esca allo scoperto, nel bene o nel male, entro la settimana corrente.
Può sembrare stupido, illogico, irrazionale, da persone totalmente avulse dalle schermaglie imprenditoriali, dai giochi di strategia, dai legittimi dubbi che sorgono tra i potenziali acquirenti. Ed è proprio così! Noi siamo tifosi, amanti di questi colori, abbiamo bisogno che qualcuno ci dica la verità in tempi brevi, brevissimi. Tacciateci pure come ignoranti, come faciloni, ma sfidiamo chiunque a sopportare trattative malamente naufragate, fandonie, incompetenza e fallimento, senza pretendere il diritto di conoscere il nostro destino prima dell’udienza dell’11 febbraio che assegnerebbe il ramo d’azienda calcistico alla nuova proprietà, qualora ci fosse. Ed è questo il problema: “qualora ci fosse”, non ci sta più bene.
Abbiamo letto decine di volte che la cordata milanese “ha raccolto maggiori dettagli” prima di prendere una decisione. Sono settimane che raccolgono dettagli! Avranno la mappa dei nei di ogni singolo individuo che abbia messo piede a Torre del Grifo negli ultimi due anni. Ora, gentilmente, diteci che intenzioni avete, ufficialmente. Non possiamo più aspettare, non si può vivere un altro mese in queste condizioni ai limiti della sopravvivenza sportiva.
(foto: lineaorosport.com)