In qualsiasi caso: ciao ciao Catania! Due ore fa si è chiusa l’asta competitiva per l’assegnazione del titolo sportivo del Calcio Catania a chi, eventualmente, avesse inviato via pec l’offerta di base di 1 milione di euro.
Così, ancora una volta, ci ritroviamo a disquisire di destino a tinte rossazzurre. L’11 maggio 2014, in quel di Bologna, Catania perdeva la Serie A, conquistata con le unghie e con i denti dopo 23 anni di sciagure, di cravatte che ci strozzavano, di abiti eleganti che ci impoverivano e di valigie 24 ore ricolme di drammi sportivi anziché di tenui speranze. Sotto un palazzo c’è un cane pazzo…E i veri pazzi sono quei tifosi che non hanno mai smesso di crederci anche quando i signorotti in ghingheri ci spedivano negli inferi o quando la gestioni societarie hitchcokiane risolvevano la suspence con l’omicidio lento e doloroso del nostro Catania.
Bistrattati, maltrattati, umiliati: la storia del Catania, anche prima del 1993, è un libro maciullato dalle nostre lacrime, su cui imprimervi sorrisi è un lusso sporadico, sono quei lampi di gioia ballati al ritmo della Malaka-Dance, i baci rubati di Spinesi e Vargas, i “cucchiai” di Mascara da affondare su 1 kilo di gelato tutto per noi, metà fragola e metà gusto puffo.
La cantilena dell’anima, quella che risuona con disarmante regolarità nei nostri cuori intonando “Forza Catania”, senza “se” e senza “ma”, senza pregiudizi né sentenze, è un ritornello di speranza ma, soprattutto, di certezza. Non scambieremo mai un “ciao, ciao” con un “addio”. Ci siamo salutati lo scorso 22 dicembre, come due amanti segreti che scelgono di dissolversi nel vento del futuro, continuando a sedimentare un sentimento ineluttabile ma costretto a sciogliersi come neve al sole.
Siamo pronti a salutarci ancora. L’unica certezza, depositata nel caveau più inaccessibile dei nostri cuori, è che questo amore indissolubile non si può etichettare classificandolo sotto una categoria: A, B, C, D. L’alfabeto dell’amore per il Catania è costituito da caratteri alfanumerici speciali: 1946, 11700, C.C., 095, 95100.
Sarà sempre e comunque un arrivederci, un “ciao ciao” con le mani, con i piedi, con la testa, con il cuore e, se vogliamo dirla tutta, anche un po’ di culo non guasterebbe.
(foto: Iamcalciocatania)