La confusione non ha mai portato da nessuna parte. Il sospetto, senza alcun offesa, è quello che nella vicenda relativa all’istituzione del bando per l’iscrizione in
Serie D del nuovo Catania se ne stia facendo un po’ troppa. Insomma, si parte già col piede sbagliato.
Nessuno vuole essere detentore della verità, ci mancherebbe, ma al netto di tutto ciò che si ascolta e si legge in queste ore, la sensazione è che si stia creando un vero e proprio garbuglio.
Prendere come modello le situazioni di Bari o di Palermo riteniamo possa essere una mossa giusta, ma solo se lo si fa interpretando correttamente il bando.
Sta circolando con molta insistenza l’indiscrezione che il bando possa essere pronto non prima del mese di luglio, tra tre mesi, parlando in soldoni.
Probabilmente lo si fa proprio perché si sta prendendo come modello il Comune di Palermo e tutto l’iter percorso da quest’ultimo per arrivare all’aggiudicazione. Mossa, a nostro parere, sbagliata.
I tempi, se non li si leggono nel modo giusto, possono ingannare: il club palermitano, infatti, non fu escluso a metà aprile, ma concluse persino il campionato di Serie B 2018/19, che vide l’ultima giornata disputarsi l’11 maggio. Inoltre, seppur era già nell’aria il provvedimento, il Palermo venne escluso dalla cadetteria il 12 luglio, ovvero dodici giorni prima che il sindaco Leoluca Orlando assegnò il titolo sportivo alla Hera Hora S.r.l., con conseguente iscrizione in Serie D.
Insomma, tutto venne fatto con una certa celerità, in meno di due settimane. Non servirono tre mesi per fare tutto.
Anche dando una lettura al bando del comune di Trapani, saltano fuori delle curiosità molto interessanti.
A parte per i tempi, dato che il bando lo si fece già a maggio, anche per alcuni requisiti inseriti.
Innanzitutto, la società che si sarebbe aggiudicata la gara avrebbe dovuto prevedere un capitale non inferiore ad 1.000.000,00. Inoltre, si sarebbe dovuta impegnare a patrimonializzare la società per il primo anno per una somma complessiva non inferiore a 1.500.000,00, così da garantire l’approntamento per le somme necessarie per le spese di iscrizione al campionato, per il versamento del contributo FIGC – che a Catania molto probabilmente non sarà inferiore alle 700 mila euro – e per tutta la ricostruzione del tessuto societario.
In poche parole, una certa selettività per preservarsi da eventuali danni di immagine e dalle possibili candidature da parte di imprenditori singoli o gruppi imprenditoriali non all’altezza della situazione.
Sappiamo tutti come andò a finire, ovvero con il sindaco di Trapani Giacomo Tranchida che il 6 luglio del 2021 decise di non assegnare il titolo sportivo.
Ora, considerata l’esclusione del Catania dal campionato avvenuta a neanche metà aprile, non si comprende il motivo del perché istituire un bando tre mesi dopo.
Ciò che è accaduto negli ultimi giorni può avere un aspetto positivo, ovvero il fatto di avere molto più tempo per organizzare tutto e farsi trovare pronti, anticipando i tempi e accorciando preventivamente il gap che una società senza parco giocatori avrebbe con chi, di norma, contenderà il pronto ritorno nel professionismo ai rossazzurri.
Il fatto che si proceda così lentamente fa pensare male. Non vorremmo, ad esempio, che non ci sia nessuno e che quindi si stia prendendo maggior tempo per provare a capire se qualcuno si presenterà o meno a prendere tra le mani tale patata bollente.
Inoltre, considerati gli avventurieri, per essere buoni, passati da Catania negli ultimi mesi, riteniamo che un bando selettivo come quello del Comune di Trapani si, debba essere preso come modello dalla nostra amministrazione.
Sia chiaro, la piazza è salda come non mai su un principio: taglio netto con gente non all’altezza della situazione, altrimenti si può benissimo restare senza calcio, perché un conto è vivacchiare in Serie C – anche lì discorso aberrante per una piazza come Catania – un conto è vivacchiare in Serie D. Sarebbe la rottura definitiva con l’ambiente già profondamente ferito dall’epilogo del Calcio Catania 1946.
Velocizzare i tempi è la prima mossa, quindi, se si vuole fare in modo che una batosta così forte come l’esclusione del club etneo dal campionato possa girare a proprio favore avendo a disposizione molte settimane in più per dare un futuro calcistico degno del nome di Catania.
Fonte immagine: Giornale di Sicilia