Giornalista catanese per TuttoMercatoWeb e Goal.Com. Segue da anni le vicende rossazzurre del Calcio Catania, oltre ad esserne tifoso. È con noi, per la rubrica Mood Ospite, l’amico e collega Andrea Carlino. Una bella chiacchierata sul difficile momento che attraversa il calcio ai piedi dell’Etna, con il fallimento dello storico club rossazzurro giunto lo scorso dicembre e con l’esclusione dal torneo arrivata appena dieci giorni fa.
Buona lettura.
Andrea, innanzitutto grazie per aver accettato l’invito della nostra redazione. Trascorsa bene la Pasqua?
“Buongiorno a voi tutti e grazie per l’invito. Sì, la Pasqua l’ho trascorsa bene. Si riassapora la normalità dopo due anni particolari”.
Sabato sarebbe stato il giorno del derby col Palermo, invece sappiamo tutti qual è la realtà. Che sensazione ti fa vedere il Catania fuori dai radar?
“Male, molto male. Se il Catania fosse fallito a luglio 2021, forse adesso staremmo a parlare di un’altra storia. In Serie D, ma di altri risvolti. Invece è stata agonia, infamante per la città, logorante per i calciatori e lo staff tecnico che, bisogna sottolinearlo, si sono rivelati, invece, dei veri uomini”.
Negli scorsi giorni il Comune di Catania ha mosso i primi passi verso il bando che assegnerà il nuovo Catania ad un nuovo proprietario. Secondo te, quanto tempo bisognerà attendere per vedere qualcosa di concreto?
“Se dovessimo pensare ai tempi della politica, ho paura che dovremmo aspettare molto. Ancora non ci rendiamo realmente conto di cosa è successo e forse serviranno anni per capirlo. Il Catania non ha finito il campionato, una circostanza che si è verificata raramente nel calcio. Un’onta da cancellare al più presto e spero che la politica lo capisco. Bisogna fare presto e anche bene, non bisogna essere frettolosi. Affidarsi al “primo che capita” sarà una soluzione praticabile nel breve periodo, ma alla lunga potrebbe non pagare. Immagino, dunque, a maggio ci possano essere delle novità interessanti”.
Riguardo alla domanda precedente, quali sono le tue sensazioni? Pensi possa esserci il rischio di una ripartenza anche più in basso della D?
“La ripartenza dalla Serie D con una nuova società può fare gola ad alcuni imprenditori, ma la sensazione che possa arrivare un papa “straniero” è alto. Il tessuto socio-economico catanese è in depressione, la fine del Calcio Catania rifletta quanto accade a livello sociale. Banale scriverlo, forse, ma credo che non ci siano altre chiavi di lettura. Difficile, dunque, ipotizzare un solo imprenditore “forte” al capo della nascente società. A livello locale la vedo dura. Spero che ci possano essere imprenditori che voglia di investire su un territorio che ha tante potenzialità inespresse. La burocrazia esasperante, l’inefficienza, però, hanno attanagliato tutti i settori della nostra vita. Per un gruppo lontano dalla nostra realtà non sarà facile investire. Se arriverà qualcuno dovrà avere delle solide garanzie, prima che sportive, sociali ed economiche da parte dell’amministrazione. Ormai fare calcio è solo business e anche se dovesse venire l’emiro o lo zio d’America dovranno avere le garanzie giusto per rientrare o addirittura guadagnare dall’investimento. Col calcio, però, almeno fino alla Serie B, è puro e semplice mecenatismo”.