Piazza catanese in attesa: cosa si sta realmente facendo per attrarre potenziali investitori?
Tra una settimana sarà il 18 maggio. Sarà la data che stabilirà le sorti del calcio catanese. Serie D o sprofondo in Eccellenza? Dopo il Consiglio Federale, infatti, sarà la FIGC a collocare il nuovo Catania in uno tra i due campionati sopracitati. Nonostante manchino soltanto sette giorni, la sensazione è che si sia davvero in alto mare.
Non è tanto un problema di tempi. In altre piazze, infatti, le tempistiche sono state queste. Il discorso qui è diverso. La situazione del Calcio Catania era, ed è, nota da mesi, per non dire anni. Un po’ da tutte le parti, si è fatto, e si continua a fare, poco o niente. L’amministrazione comunale, ad esempio, poteva certamente mostrare una maggiore interesse alla causa. In che modo?
Innanzitutto, bisognava evitare qualche selfie in più vigilando al meglio affinché l’unica occasione, degna di tale nome, che si era presentata (Tacopina) fosse condotta alla fumata bianca. Onestamente, non ci pare sia stato fatto.
Anche la grottesca questione relativa allo stadio, riteniamo, non sia d’aiuto. Il 13 maggio del 2021, esattamente un anno fa, il Comune annunciava un importante intervento di ristrutturazione del vecchio Cibali. Gli interventi avrebbero dovuto avere inizio la scorsa estate. Da quel giorno, è trascorso un anno e le condizioni del Massimino non sono mutate, anzi si, ma decisamente in peggio: tornelli non funzionanti, assenza di servizi igienici, bar non efficienti, erbacce a bordo campo.
Insomma, non il migliore biglietto da visita per un papabile acquirente.
Eppure di tempo ne è passato per far sì che, almeno lo stadio, si presentasse con un abito diverso, più elegante, più consono ad una piazza che dovrebbe attrarre imprenditori abbienti, facoltosi.
L’attenzione si sposta, adesso, alla piazza stessa, tifosi e non. In altre, nonostante la cocente delusione per il fallimento avvenuto, si respirava tangibilmente una voglia matta di chiudere col passato e ripartire da zero più forti di prima. Qui, invece, non sono mancati discorsi distorti del tipo “con un nuovo Catania mai più allo stadio”. Un imprenditore che teme di non poter avere l’appoggio dei tifosi, raffredda il suo interesse ancor prima di palesarsi.
Anche il lavoro della stampa locale, noi stessi inclusi in quanto operatori dell’informazione, ha probabilmente giocato e sta giocando un ruolo importante. La caccia alla notizia a tutti i costi, anche di “stalkerizzare” investitori interessati. La parentesi Tacopina, è un esempio forte e chiaro. Dovrebbe passare a volte per la testa il pensiero che non tutti gli imprenditori vogliono uscire allo scoperto. Infine, e non per minor importanza, la popolazione, il catanese stesso, che non fa nulla per salvarsi.
La città è dei cittadini, ripeto tifosi e non, ed è un biglietto da visita per tutti, non solo imprenditori che vorrebbero investire nel calcio.
Sporcarla di rifiuti, renderla protagonista per fatti indecorosi e mai per eventi o iniziative che possano elevarla giusto un po’, non fa altro che allontanare chiunque possa pensare di mettere gli occhi sulla città e le mani al portafogli.
Duole dirlo, anzi scriverlo, ma ad oggi, la totale assenza di gruppi o imprenditori che possano cambiare le carte in tavola, è normale conseguenza di una città che, onestamente, non è più appetibile come un tempo. In molti dicono “ah, siamo la nona città d’Italia” ma, ad essere onesti, facendo un giro per la città, non tralasciando alcun aspetto, questa città cos’ha per essere definita tale?
Forse in molti dovrebbero iniziare a riflettere e, successivamente, agire per far si che Catania, non solo a livello calcistico, possa ritornare ad essere quel modello da seguire. Perché in caso contrario, il rischio è che l’abisso, che in molti pensano si sia definitivamente toccato, ancor non è del tutto stato raggiunto.