L’era Pelligra è cominciata da un pezzo, ma non per la FIGC. Presto, tra poche ore, l’iscrizione del Catania S.S.D. verrà accettata e formalizzata dalla Federcalcio segnando, di fatto, un nuovo inizio per il calcio in città. E non solo.
Ironia della sorte, esattamente 29 anni fa, 31 luglio 1993, si era consumata una delle pagine più tragiche per il Calcio Catania 1946, con i rossazzurri radiati dai ranghi del professionismo per via di un ritardo nel pagamento della fidejussione. La querelle proseguì al TAR di Sicilia con un parziale accoglimento del ricorso presentato dai legali del club: il Catania non venne cancellato ma ripartì dall’Eccellenza.
Una tragedia sportiva consumatasi tra solleone, ombrellone, salsedine e veleno amaro tipico del catanese, in perenne lotta con se stesso, con gli altri, talvolta con familiari, amici talatra persino col mondo intero, ma con impeccabile devozione al Catania come a una reliquia che trasuda santità.
Ironia della sorte, proprio come 29 anni fa, ripartiamo dal calcio dilettantistico, dalla Serie D, con una società nuova dal logo fiero su cui campeggia quel “1946” che, sfottò di dirimpettai e limitrofi a parte, ci rappresenta, ci identifica, e sempre lo farà al di là della categoria o della affiliazione alla FIGC sotto una nuova ragione sociale, in antitesi con il tempo presente, ma non con la storia: sì, siamo nel 2022 ma non siamo nati nel 2022; non solo siamo “figli del ’46” ma siamo il ’46 stesso.
Perché? La sfasatura temporale viene presto spiegata. Cari lettori, soprattutto d’oltre Aci Castello, d’oltre Ponte Primosole, d’oltre Misterbianco, insomma, fuori dai confini urbani e dell’enorme agglomerato etneo: badate bene, il nuovo Catania ha già iniziato il processo di riscatto della dignità perduta (per colpe imputabili a noti terzi), affidandosi alla serietà di imprenditori e professionisti di livello internazionale; si riprenderà il professionismo, ci regalerà gioie e soddisfazioni, in sorprendente continuità col passato non propriamente recente. L‘interruzione del 9 aprile scorso non è un blackout della passione, semmai ha favorito un ritorno di fiamma tra i tifosi, ha incrementato l’amore per questi colori, sotto una radice quadrata posta sopra le nostre sciarpe, mestamente riposte nei cassetti, che moltiplicherà all’infinito i nostri sentimenti.
Pensare che il “1946” non ci appartenga più, come si è letto in taluni, per carità legittimi “non conoscendo”, commenti d’oltre confine, ha a che fare solo con la realtà (siamo falliti nel 2022, è vero), con tutto ciò che di tangibile c’è in questo monotono mondo che non può certo il metaverso in cui cyberspazia il tifoso.
Sappiamo che 2+2 fa 4, che il sole è giallo, che il mare è blu, che l’Etna erutta e che la palla è rotonda ma, voi, dimenticate, o siete in debito con le sottrazioni, che 2022-1946= 76, che sono gli anni del Catania vissuti dal 1946 al 2022, a oggi. Non è cambiato niente. Il “mondo parallelo” del tifoso rossazzurro non conosce fallimenti sportivi, né sconfitte. Non ammette scartoffie, tribunali, inquisizioni ecc. Ammette solo sciarpe, gadget, gagliardetti, stendardi e una matematica composta da numeri primi la cui somma, la cui sottrazione, la cui moltiplicazione e la cui divisione, fa sempre 1946. E ce lo rammenta persino l’aritmetica scialba dei comuni mortali.
Quando c’è di mezzo una fenice, quando il motto dei cittadini che vi albergano è “Melior de cinere surgo”, la storia non è che riparte, non è che si ripete. Continua…Da dove era iniziata.
(foto: kiddin.com)