Mercoledì 13 luglio 2022, segniamocelo sul calendario perché rappresenta e rappresenterà una data storica. Domani è il gran giorno. Catania riparte da Venezia, sembra quasi un segno del destino dato che la trattativa con l’avvocato statunitense, Joe Tacopina, spesso prevedeva soggiorni in laguna per il tycoon che, infine, si è accasato alla SPAL di Ferrara.
E poi, a fare da ponte tra la laguna veneziana e il Mar Ionio, c’è sempre Dante Scibilia, oggi advisor di Pelligra Group Ltd, ieri “fido” di Tacopina nella lunga, estenuante trattativa priva di lieto fine. Presso lo studio notarile del dott. Bandieramonte, sito in Mestre, rinascerà il Calcio Catania, sotto la buona stella di un progetto ambizioso ed economicamente solido che va ben oltre le più rosee aspettative della cauta e ferita tifoseria rossazzurra.
E’ quanto mai compatta la città, per una scelta che all’unanimità ha convinto tifoseria, stampa e politica (insperati miracoli del XXI secolo). I primi, ingiustificati mugugni, sono da estinguere con fermezza provvidenziale: una società che lavora in silenzio lasciando alla stampa solo la possibilità di inanellare nomi di dirigenti, allenatori e giocatori, è una società che lavora bene, con un piglio international e con un aplomb d’altri tempi.
Ci piace, anche perché è in controtendenza con una congrua parte di buddillari autoctoni, è come se il percorso di crescita socio-economico-culturale, auspicato da molti e creduto da pochi, fosse già iniziato: un cambio di visione, più che di rotta, un’inversione di tendenza più che un adattamento. Catania ha bisogno di decenni, e forse non basteranno, per mutare radicalmente mentalità. Ma bisogna pur partire da un punto indistinto, no? Il calcio, questo ineluttabile volano a tutto tondo, potrebbe favorire il “giro giusto”.