Nell’espressione “Campagna ABbonamenti”, manca solo il riferimento all’attuale categoria d’appartenenza del redivivo Catania, la Serie D.
C’è la “C”, irrinunciabile obiettivo del nuovo corso rossazzurro, l‘archè di tutte le cose future, di ogni progetto; c’è la “B” che raggiungemmo nel 2002 grazie al pareggio morbido morbido colto allo “Jacovone” di Taranto dopo uno 0-0, come la farina che ci regala il pane quotidiano, acuto senza acuti dopo la parabola arcuata disegnata a quattro mani da Michele Fini e Cielo Rossazzurro, una prodezza balistica celestiale.
Come il gol di Del Core, 28 maggio 2006, in Catania-Albinoleffe: quella sinfonia di 25.000 sguardi infuocati di rossazzurro spinsero infine la sfera in fondo al sacco e fu la genesi dell’apoteosi. Ecco perché c’è anche la “A”, quella che per otto stagioni ha accompagnato una generazione e mezza di tifosi rossazzurri, tra coloro che hanno abbandonato il pianeta terra per occupare gli spalti dell’eden, i bambini diventati adolescenti al ritmo di “chi non salta è rosanero” intonato all’unisono da migliaia di cuori vibranti e chi, lemme lemme, si è disamorato cedendo al fascino intramontabile delle strisciate contestuale al decadimento sportivo del Catania’46.
Eppure anche il Partenone resiste dal 447 a.C., nonostante la parziale distruzione avvenuta nel 1687 per mano dell’esercito veneziano che intendeva imporsi sull’Impero Ottomano per ottenere il controllo del Peloponneso e del Mar Egeo. Come Catania, che resistette alla colata lavica del 1669 e al terremoto devastante del 1693. Il Partenone, indistruttibile, viene retto da 46 colonne. Sì, proprio 46.
Domani alle ore 12:00, si terrà la conferenza stampa di presentazione della campagna abbonamenti 2022/23. Catania intende elevarsi, rispondere “presente”, come di consueto. Catania vive di amore, dolore e morte, come nelle tragedie greche. Questo amore si nutre di dolore e morte, per il vuoto incolmabile lasciato dai tifosi omaggiati settimanalmente da striscioni evocativi. Le storie parallele, dei catanesi, di Catania e del Catania, si intrecciano come ceppi nel sottosuolo, nutrendosi di disfatte e rinascite, di gemiti e trionfi.
Domani è il secondo appuntamento con la storia dopo la rifondazione. Quarantasei colonne permangono, imperterrite, sfidando le intemperie della sorte: è la nostra storia incancellabile, è il sacrosanto diritto dell’uomo di essere felice. E, per essere felici, noi abbiamo bisogno anche del nostro Catania.