Intervistato dalla redazione di ilposticipo.it, l’ex attaccante rossazzurro Gianvito Plasmati, ha parlato della sua esperienza alle pendici dell’Etna:
“Catania per me è stata croce e delizia. Da un lato mi ha offerto l’opportunità di esprimermi ai massimi livelli, dall’altro mi ha tolto quello che mi aveva dato. Nel 2010 sono stato messo fuori rosa per una vicissitudine contrattuale tra me e la proprietà gestita da Pietro Lo Monaco. Nel 2015 sono tornato con Giuseppe Bonanno direttore generale, Marcello Pitino direttore sportivo e Fabrizio Ferrigno collaboratore dell’area tecnica. Mi avevano chiesto di ricostruire il progetto dopo lo scandalo dei ‘treni del gol’. Il nuovo avvento di Lo Monaco però ha segnato la fine del mio rapporto calcistico con Catania. Sono partito forte! I primi sei mesi a Catania con Walter Zenga sono stati spettacolari, come quelli successivi con l’Atalanta: si salvarono entrambe in maniera agevole. Fu bello. Tutti pensano che Walter sia un guascone, una persona simpatica e quasi leggera. È un allenatore molto preparato, uno che ci sa fare dal punto di vista sportivo: lo dimostra ciò che ha fatto a Catania. Ha sbagliato ad andare via accettando proposte non idonee. Mihajlovic è stato un uomo carismatico e pieno di umanità come testimoniano gli innumerevoli messaggi di affetto che ha ricevuto durante la malattia e dopo la morte. Quando il mister è arrivato a Catania, noi eravamo in una situazione disastrosa. È riuscito a fare un lavoro straordinario dal punto di vista motivazionale. Quando si arriva in corsa serve tempo per sistemare tutto, l’aspetto tecnico e quello tattico. Sinisa ha fatto leva su quello caratteriale. Trasmetteva carisma e forza. Quando dicono che siamo tutti uguali non è vero, ci sono persone più forti di altre. Mihajlović possedeva questa qualità forgiata nel corso della sua vita”.
(Foto: Sicilia Today)