Grazie Catania.
Dall’altra parte della Sicilia ci prendono in giro (da che pulpito, dato che i nostri tristi destini si sono incrociati sulla A19!), per “eccesso di festeggiamenti”.
A memoria, non ricordiamo che il codice della felicità annoveri all’articolo “sei-patetico”, comma “esagerato” , il reato di “promozione in stato di ebbrezza”. Il nostro passato risale a poco più di ieri. I nostri trascorsi pluriennali, annodati nel tempo tra sciarpe sdrucite e stendardi scoloriti, sono vanto di una storia che nulla ha a che vedere con fugaci comparse in Europa League o con giovani talenti latini consacratisi altrove.
Nessuna polemica. Ma i tanti, troppi commenti poco edulcorati che imperversano da settimane sulla nostra pagina, specie dopo i sacrosanti festeggiamenti del 30 aprile, inducono a una riflessione: il Palermo è in Serie B e si sta giocando la possibilità di accedere ai playoff dopo aver annaspato tra i bassifondi del medesimo Acheronte (che sarebbe opportuno ribattezzare “AcheronDe”); il Catania ha stravinto, strameritatamente quello stramaledetto campionato che nulla ha a che vedere con le potenzialità di una piazza straordinaria. Perché accanirsi? Su cosa poi?
È l’allitterazione di 20.000 e più anime, un’armonia fonologica di palpiti e di suoni e di lacrime senza rumore accompagnate da fragorose risate: siamo stra-fieri e stra-orgogliosi! Catania s’è desta! Non definiteli “eccessi” per un campionato di Serie D (siamo “in mezzo a una strada”, e lo sappiamo! Saremo strafelici solo quando approderemo in Serie A), e non venite a farci la morale in casa nostra! Morale di che? Siete stati, ahinoi tutti senza distinzione di bandiera, i precursori del baratro che ci ha accomunati fino allo scorso 19 marzo.
La Sicilia è quel triangolo il cui vertice sinistro (più o meno) è uguale e opposto alla base. Non esiste questa regola matematica, ma è utile a calcolare a passione giusto di un paio di milioni di persone che sognano ancora quel derby raccontato da Dazn, da Sky e, soprattutto, da noi tifosi sugli spalti.
E scusate se è poco.