Intervistato dal quotidiano locale La Sicilia, l’ex portiere rossazzurro e della nazionale Argentina Mariano Andujar, ha parlato del suo trascorso alle pendici dell’Etna. Di seguito riportiamo parte dell’intervista:
“Quando smetterò di giocare vorrei trascorrere un mese a Catania, dove è nato mio figlio. Era il 2011, ha un nome tutto siciliano, Vito. Seguo sempre con affetto il Catania, ha vinto quasi tutte le partite registrando un campionato da sold-out. Sono veramente felice ed affezionato alla città. Degli attuali tesserati ovviamente sento Biagianti e mi fa piacere per Ciccio Lodi perché in campo fa ancora faville. La mia avventura in rossazzurro? Mi è rimasto tutto. All’inizio è stato difficile ambientarmi, poi in una città come la vostra ti senti a casa. Nel 2011 è morto mio padre e ho avuto difficoltà a gestire le emozioni. Mi ha aiutato la gente, mi hanno aiutato i compagni. Eravamo un gruppo meraviglioso. Non era solo il Catania degli argentini ma il Catania dei catanesi, dei tanti stranieri transitati lì, dei giocatori italiani. Ci guidavano allenatori forti, il pubblico ci accompagnava. Mihajlovic? Ci diede una scossa, una mentalità diversa. Simeone, invece, lo conoscevo dai tempi dell’Estudiantes. A fine allenamento ogni giorno tornava a piedi, di corsa, da Torre del Grifo all’hotel di Pedara in cui abitava. Quell’anno fu un’annata meravigliosa con anche il 4-0 inflitto al Palermo, aveva un’energia pazzesca il ‘Cholo’. Maran? Allenatore eccezionale, diverso dagli altri. Sapeva gestire i giocatori”.