Il 22 Dicembre 2021 rimarrà nella storia come la giornata nella quale si chiude la lunga storia del Calcio Catania 1946, matricola 11700.
Un epilogo amaro, doloroso, triste, ma ormai prevedibile da diversi mesi. Anzi, cercando di essere più realisti possibile, il declino dello storico club rossazzurro andava avanti da diversi anni. La sentenza del Tribunale, giunta nel primo pomeriggio, ha gettato nello sconforto i tifosi etnei, che, seppur in quantità minore rispetto alla partita col Palermo, hanno accompagnato e sostenuto la squadra dagli spalti del “Massimino” poche ore dopo la brutta notizia.
Adesso si fa la conta con quelli che potranno essere gli scenari maggiormente possibili da qui alla ripresa del campionato. É, considerata la confusione di molti tifosi su quello che potrà essere, urge fare chiarezza su una serie di punti.
Andando a ritroso negli anni, esiste un caso molto simile a quello del Calcio Catania. Il 19 Dicembre 2008 viene dichiarato fallito il Pescara Calcio S.p.A..
Qualche mese dopo, in quel di Roma, viene deliberato che, per andare avanti senza perdere la categoria di appartenenza (titolo sportivo) e il parco giocatori, e sotto parere favorevole della CO.VI.SO.C., è necessario cambiare denominazione del club e, persino modificare il logo o scudetto della squadra in questione.
Il Pescara Calcio S.p.A., infatti, dopo il fallimento dichiarato dal tribunale civile cittadino, sarà affidato al curatore fallimentare Dott. Saverio Mancinelli, e sarà egli stesso a fissare per il 20 gennaio 2009 presso il medesimo Tribunale Civile una base d’asta di vendita aziendale di 600.000 euro per l’acquisizione del club. Ad aggiudicarsi l’asta sarà una società tutta pescarese composta dalla figlia dell’ex presidente della prima Serie A della squadra abruzzese.
Ci sarà quindi, il cambio di denominazione in Delfino Pescara S.r.l., con mantenimento della categoria e del parco giocatori.
Ora, ritornando a casa nostra, e scrivendo di quello che potrebbe EFFETTIVAMENTE accadere qualora la Sigi ottemperasse al pagamento delle 600.000 euro, bisogna fare un attimo chiarezza.
Si è già compreso che, in caso di inadempimento della società catanese, il dazio da pagare sarebbe l’immediata estromissione dal campionato attuale.
Nel caso inverso, invece, si concretizzerebbero le seguenti situazioni:
– innanzitutto non è affatto vero che rimarrebbe la denominazione attuale, quella mantenuta nel 1993 dopo l’iniziale scioglimento della F.I.G.C.. Il campionato del Catania continuerebbe, ma con una nuova denominazione, che potrebbe essere riacquistata soltanto un anno dopo.
– anche il logo attuale, lo stemma storico che rappresenta la squadra dal 2000, rischierebbe di subire delle modifiche, come, ad esempio, avvenne nel caso del Pescara con l’utilizzo di colori più scuri come tonalità.
– anche sulla questione parco giocatori, c’è da fare una premessa: seppur nel caso della squadra abruzzese in molti rimasero, qui a Catania, fino a quando non ci sarà un compratore del titolo sportivo con conseguenti debiti sportivi, la situazione rimarrebbe incerta, ed è pronosticabile un possibile fuggi fuggi, soprattutto degli elementi con maggior possibilità di mercato.
Insomma, oltre alla matricola 11700 cancellata dalla sentenza del tribunale, pur in caso di pagamento da parte di Sigi, in caso di esercizio provvisorio il Catania sarebbe comunque costretto a cambiare denominazione, logo e molto probabilmente ci sarebbero grosse novità anche per quanto riguarda il parco giocatori.
(fonte foto: mediagol.it)