Se ti chiami Luca Parmitano da Paternò e stai per sbarcare su un pianeta o se ti chiami Turi Falsaperla da San Cristoforo e cerchi di sbarcare il lunario perché di mestiere fai il venditore ambulante con la lapa, non cambia assolutamente niente. Entrambi indossano una sciarpa rossazzurra al collo, hanno storie diverse, obiettivi diversi, ma la medesima umiltà e una passione che li unisce e li unirà per sempre.
Noi siamo il Calcio Catania! Ciascuno di noi, dall’avvocato all’usciere, dal medico al portantino, dall’imprenditore al venditore ambulante, è accomunato da un referto anomalo nelle analisi al sangue: scorre rossazzurro, per metà umano e per metà nobile.
Fare fronte comune significa semplicemente ricordarci chi siamo, da dove veniamo, perché condividiamo gli stessi obiettivi e le stesse ragioni per raggiungere la felicità. Per gente come noi, un gol del Catania è felicità. Essa si sfiora, si carezza per pochi istanti, la sua caducità la rende di valore inestimabile. Ma se pensiamo alla pelle che si raggrinzisce dopo una rete rossazzurra nel derby o, semplicemente, dopo qualsiasi gol a favore del Catania, non possiamo che abbracciarci tra di noi: professionisti, impiegati, ambulanti, matricolisti e non.
Per natura, non possiamo schierarci gli uni contro gli altri. Siamo fatti della stessa pasta, amiamo il Calcio Catania sopra ogni cosa e ne pretendiamo la salvezza immediata per dare continuità alla nostra gloriosa storia senza mesi interlocutori all’insegna del silenzio, noi che abbiamo un bisogno estremo di parlare di calcio dimenticando tutto ciò che esula, tutto ciò che abbiamo definito in quest’ultimo anno “extra” e che, pertanto, non ci compete, non appartiene in alcun modo alla sfera di interessi del tifoso.
La sfera, quella che rotola, urla vendetta dalle nostre parti. Abbiamo ancora sei giorni di tempo per rinascere da una costola del Calcio Catania 1946 Matricola 11700, come gli dei, lo stesso che nacque nel 1967 da quella del Club Calcio Catania 1946, ristabilendo la gerarchia familiare che, molti di noi, hanno vissuto da tifosi ereditando un amore per i colori rossazzurri a sua volta ereditato.
L’attaccamento ai numeri è comprensibile nella misura in cui l’identità del Catania venisse usurpata da cambiamenti radicali che ne distorcessero la provenienza storica. Ma qui non stiamo parlando di fusioni tra società o di chiudere un libro per aprirne un altro: occorre acquistare il ramo d’azienda fallito e ripartire ricomponendone le ceneri.
Qualora SIGI non versasse le famigerate 600mila euro entro e non oltre lunedì 3 gennaio, allora sì che parleremo di “nuovo Catania”, di rottura col passato, ma ricordiamoci sempre che fin quando i colori sociali rimarranno tali e la denominazione includerà sempre “Catania”, dovrebbe essere nostro preciso dovere sostenerli. Solo la maglia!
(fonte foto: catania.gds.it)