Prima la questua stucchevole che ha ingannato migliaia di tifosi etnei, compreso chi scrive; poi l’inseguimento all’euro fino all’ultimo respiro.
Tra i pastori erranti incapaci di trovare una propria collocazione c’è stato chi, pur inanellando errori come se ne fosse un collezionista sfegatato, ha elargito più del dovuto incespicando sulle trappole dell’incompetenza (in materia di comunicazione e gestione di una società di calcio).
La malafede appartiene invece ai tornacontisti di SIGI, sospinti da una bramosia affaristica che s’è spenta probabilmente col naufragio della trattativa con Tacopina (Nicolosi ne era promesso sposo…), mentre gli altri insolventi nei confronti del Calcio Catania hanno preferito glissare sulle ricapitalizzazioni proposte prima via WhatsApp dal Presidente Giovanni Ferraù e, infine, nei CdA fisici e telematici.
Un nulla di fatto che genera rabbia e frustrazione dato che 75 anni di storia sono stati gettati alle ortiche per una manciata di euro se proporzionate all’esorbitante numero di soci (24) che compone l’attuale CdA (tralasciando che ogni socio debba versare una quota pari alla percentuale di azioni possedute, facendo una media, sarebbero bastate 12.500€ ad personam…).
L’azionista di maggioranza, Gaetano Nicolosi, colui che ha preteso e ottenuto una modifica dello statuto ad hoc, ha chiuso il rubinetto da settimane pur detenendo il 48% delle quote associative in seno alla S.p.A.. Al suo sindacabile disinteresse è conseguito il vuoto cosmico: 148mila euro racimolate a fronte di un debito contratto da SIGI, nei confronti del Calcio Catania, di 660mila.
Una cifretta inutile almeno quanto le autocelebrazioni dei “salvatori”, dei “Messia” dal sorriso da cinema scesi dal cielo per prendere il Catania il 23 luglio 2020, implementando un piano industriale di rientro dal debito di 54,5 mln e, contestualmente, un progetto sportivo in grado di garantire alla piazza una categoria più adeguata. Ma dove?
Così siamo giunti alla vigilia di Capodanno 2022. Toc, toc, Nicolosi! I soddi unni su? Catania non ci sta! La premessa, doverosa, è sempre quella di condannare a priori ogni forma di violenza (verbale e fisica) nei confronti di qualsivoglia individuo. Perché se ne leggono a iosa di farneticazioni becere. Ma gli organi di giustizia, quelli sì, eventualmente potranno impugnare gli atti ed esperire le vie legali nei confronti di taluni soggetti morosi interni a SIGI, procedendo col recupero forzoso una volta accertata l’inadempienza.
E’ assolutamente inaccettabile il silenzio di Santagati, in quanto Amministratore Unico. Qualcuno dovrebbe spiegarci, passo dopo passo, errori e orrori che hanno condotto il NOSTRO Calcio Catania sin qui. Perché, questo deve essere chiaro oggi più che mai senza demagogia e svincolandoci da luoghi comuni che non sono mai appartenuti a un popolo fiero come quello etneo, il vero patrimonio del Calcio Catania non risedeva nelle casse del club (e questo ci sembra amaramente palese), ma nei cuori della gente.
Il Catania è di Catania: non delle società, non dell’amministrazione comunale, non di chi verrà, non dei giocatori che millantano un amore eterno e poi ci dimenticano baciando altre maglie ad altezza petto; il Catania è NOSTRO. Toglietecelo, cancellatelo, fatelo sparire. Tanto la fenice risorgerà, ma dalle sue stesse ceneri. Sia chiaro!
(foto: calciocatania.it)