L’abbreviazione “vs”, lo sapete, sta per “versus” cioè “contro”. Precisiamo in fase di premessa che l’uso della preposizione è una provocazione: può mai essere la società controllante del Calcio Catania avversa alla stessa SpA che gestisce?
Chiaro che no eppure, per uno strano scherzo del destino, sembra che a ogni buona azione legale da parte del Tribunale (nel pieno rispetto delle regole e delle istituzioni il foro catanese sta cercando in tutti i modi di non dilapidare il patrimonio inestimabile del ’46), la SIGI cali un due di picche.
Da due mesi a questa parte una congrua parte della SIGI (17 soci) ha pensato bene di non contribuire alla “colletta” richiesta dalla curatela fallimentare che, in ultima istanza, ha stabilito in 660mila euro la cifra esatta che l’ex società controllante del Catania deve versare per garantire continuità e consentire l’esercizio provvisorio per un ulteriore bimestre.
Gli sforzi sovrumani di soli sette soci hanno prodotto 149mila euro mentre i restanti 131mila (per un totale di 280mila), sono derivati da rimborso Covid e attività dirette ed esterne appartenenti all’indotto del club (Torre del Grifo e botteghino in primis).
La palla passa, ancora una volta e inevitabilmente alla curatela, prima, e al Tribunale, poi. Verrebbe da dire che domani si gioca l’ultimo minuto della partita o che si reciti l’ultimo atto della commedia tragica, ma siamo abituati a questa storia infinita per cui, domani, speriamo solo che si possa parlare ancora di Calcio Catania. Purché sia vivo.