Quante volte abbiamo attribuito al “fattore psicologico” una sconfitta? E quante altre abbiamo additato l’allenatore di turno per un atteggiamento troppo rinunciatario in campo dovuto “all’approccio psicologico” alla gara? Per non parlare di quei giocatori, lungodegenti, che tornano in campo dopo mesi di infortunio e giocano col freno a mano tirato per timore di recidive.
Altri, poi, senza una apparente motivazione valida, giustificata da guai muscolari, tendinei o quant’altro, spariscono dalla circolazione per diverso tempo e poi tornano in campo ammettendo di aver sofferto di depressione, di stati d’ansia e/o di panico.
Per questo “Catania Mood” ha pensato di introdurre un’interessante analisi psicologica, condotta dallo Psicologo dottor Michele Torrisi, esperto in neuropsicologia e ricercatore sanitario presso IRCCS centro neurolesi “Bonino Pulejo” di Messina, ma catanese DOC e grande tifoso dei colori rossazzurri.
Dottor Torrisi la situazione societaria in casa Catania resta ancora avvolta da un alone di mistero. I nomi che circolano sono sempre gli stessi e destano reazioni contrastanti. Lei ha sempre ribadito che l’extra-campo non abbia inficiato in alcun modo le prestazioni dei ragazzi di Baldini e i risultati le danno ragione. Ma nemmeno a ridosso del 4 marzo, fine ultimo dell’asta competitiva, il gruppo squadra potrà risentire di questo clima d’incertezza?
“Sì, lo ribadisco anche adesso perché ritengo che questa squadra abbia una sua autonomia psicologica indipendente dagli eventi. Perché se così non fosse stato avrebbe ceduto molto prima. Questa situazione c’è sempre stata, la sentenza di fallimento è arrivata a dicembre e nonostante ciò ci sono state sconfitte ma, soprattutto, bellissime vittorie anche in trasferta. Sì anche in prossimità del 4 marzo ritengo che proprio per questi problemi i ragazzi stanno ritrovando una forza maggiore, vanno contro gli eventi e cercano di dimenticare tutto in campo, e di essere più forti dei problemi esterni. Sono convinto di questo, gli ostacoli danno nuova linfa ai giocatori. Il Catania ha il secondo miglior attacco del girone ma quando una squadra è depressa non segna, è vero subisce tanti gol, ma è una squadra viva”
Parliamo della crescita dei singoli, due in particolare: Albertini, re indiscusso della fascia destra e non solo perché manca un suo alter ego; Kevin Biondi, il figliol prodigo che a suon di prestazioni ha convinto Baldini. Che meccanismo si è innescato nei due giocatori? A cosa si deve questa crescita esponenziale secondo il suo parere?
“Ciò deriva dal fatto che i giocatori si sentono addosso la responsabilità della maglia da titolare. Nel caso di Albertini, per esempio, che poteva sentirsi una seconda scelta (rispetto a Calapai, ndr). Per forza di cose è diventato titolare ma questa percezione di essere titolari gli ha dato maggiori motivazioni ed è un aspetto positivo e non scontato perché potevano avvertire pressione e ansia da prestazione invece i ragazzi stanno dimostrando maturità”.
Ultima domanda. Catania reduce da due vittorie consecutive. Rischio di appagamento o voglia di continuare a stupire? Quale ricetta psicologica deve attuare mister Baldini per tenere alta la concentrazione?
“Voglia di continuare a stupire. Per i ragazzi rappresenta una sfida con se stessi, fare bene fino alla fine del campionato si spera (ride, ndr). La ricetta di Baldini? Deve fare leva sul fatto che i giocatori al di là delle sorti della società devono pensare sì alla squadra ma giocare anche per se stessi in caso di svincolo e continuare la loro carriera. Un giocatore che gioca male non è appetibile e Baldini deve fare leva anche su questi aspetti egoistici da cui trae giovamento la squadra”.