I nomi circolano, le smentite pure e più delle conferme. Il gioco delle parti, ammesso che ve ne sia almeno una concreta e contrapposta ai curatori fallimentari che stanno trattando la cessione del ramo d’azienda calcistico del fallito Calcio Catania 1946, prosegue in religioso silenzio.
Si ipotizzava una trattativa super segreta in pieno stile imprenditoriale d’eccellenza a febbraio, in realtà la diserzione dell’asta colse molti tifosi impreparati, li rese increduli, ma in fondo il dubbio aveva sempre accompagnato come un’ombra maligna la certezza di una “busta telematica”.
Tra poco sarà Carnevale, sì, ma non facciamo scherzi! Alla categoria “scherzi”, s’intende, non ascriviamo solo il bis della diserzione d’asta ma, altresì, anche eventuali trattative-fantoccio, perpetrate da personaggi in cerca d’autore, reiterati filibustieri, improvvisati e lestofanti dal “fiato corto” a cui il cielo concederà solo un lungo respiro senza che ve ne sia un secondo: non basta sborsare pochi euro per fregiarsi come “aggiudicatari”, occorre innanzitutto quel benedetto (che non è un nome proprio in tal caso) piano industriale pluriennale, oggetto non identificato da SIGI, e una cordata di imprenditori pronta a sedersi a tavolino non il giorno dopo ma un attimo dopo aver contratto con i curatori, con il Credito Sportivo per pianificare una trattativa che riporti immediatamente Torre del Grifo “a casa”.
Fisicamente è sempre lì ma i battenti chiusi di piscina, palestra, centro benessere e quant’altro, cozzano con l’intenzione di rilanciare il Calcio Catania. Se qualcuno si aggiudicherà l’asta e battezzerà il nuovo corso non potrà mai immaginare di dirigere l’orchestra senza entrare prima nel suo teatro.
(Fonte immagine: NewSicilia.it)