Un anno fa si consumava una delle decisioni più illogiche nella storia del Calcio Catania: dileguare l’occasione della vita, ovvero l’acquisto del club da parte del broker statunitense Joe Tacopina.
Da quel momento in poi è stato un susseguirsi di scelte irrazionali che hanno condotto all’inaudito stato dell’arte.
Unendo le varie parti di questa lunga storia, ne viene fuori una pellicola tragicomica che, senza alcun dubbio, vincerebbe il Leone d’Oro alla Biennale di Venezia.
Punto più alto di questo film è il fallimento del Calcio Catania con tanto di abrasione della celebre matricola 11700.
Una giornata mesta ma prevedibile per una parte della tifoseria rossazzurra (l’altra parte si domandava il perché di tale défaillance della tanto eroica e lodata SIGI) che ha sancito l’inizio di una serie di eventi che, onestamente, risultano inspiegabili ai più sagaci.
Aste giudiziarie a ripetizione, con un prezzo minimo che si è dimezzato ogni qualvolta la gara andasse deserta. Esercizi provvisori che, inizialmente previsti per poco meno di un mese, si sono prolungati suppergiù circa cinque-sei volte arrivando da pieno inverno a ridosso quasi della stagione estiva, dalle sciarpe ai costumi.
Poi, dopo vari tentativi, ecco il nuovo eroe di turno dopo i 24 soci SIGI: l’imprenditore romano Benedetto Mancini.
Un personaggio simpatico certamente per il suo accento romano, ma decisamente ambiguo e con un passato tutt’altro che rassicurante.
Nonostante un curriculum con evidenti falle, nonostante pochi mesi prima si era presa l’ennesima cantonata, ecco l’apertura dei nuovi tappeti rossi.
Aberranti alcuni commenti di chi riteneva aver trovato il salvatore della patria, colui che stava concedendo al Catania l’occasione per potersi rialzare definitivamente da questi anni oscuri, il “nuovo Tacopina” che però non bluffa.
Sembra quasi una barzelletta del simpaticissimo concittadino Giuseppe Castiglia, ma vengono i brividi al sol pensare che si tratti di pura realtà.
Nonostante allarmi ad alto volume informassero del pericolo imminente, si è voluto riaprire il bagaglio della fiducia e la si è voluta concedere così, solo perché priorità è vedere la palla rotolare sul manto erboso del “Massimino”. Il resto non conta: non conta ritornare nuovamente alla stessa situazione negativa dei mesi precedenti, così come non conta pensare ad un campionato vincente, da protagonisti, come dovrebbe regolarmente accadere in terza serie per una piazza chiamata Catania. Basta che rotola la sfera, e che si eviti l’incubo della D, che va bene tutto. ()
Conseguenza? Quello a cui stiamo assistendo (alcuni ancora non ha finito la fiducia) in questi ultimi giorni, un film tragicomico da Leone d’Oro…no che dico, da Oscar.
Caratteristica del Signor. Mancini è quella di non riuscire mai a fare le cose complete, sempre a metà. Prima l’errore nell’invio della PEC, poi la firma mancata per la “complessità” dell’atto di compravendita, poi l’assenza all’appuntamento col notaio per chiudere tutto e adesso, ultima scena macchiettistica dell’opera in questione, l’acconto da 200 mila euro su 375 da saldare, nel nuovo appuntamento della lunga agenda di questa risibile vicenda, giovedì 7 aprile.
Intanto il tempo scorre, la fine del campionato si avvicina sempre più e, forse, ma il forse potrebbe anche non esser inserito, iniziano ad esser meno scomode le posizioni dei vari protagonisti della scena.
Beh che dire, il finale sembra più che scritto, nonostante ancora c’è chi continua a credere nei cavalli, visto che siamo nel capoluogo etneo e a livello culinario ci sta tutto, hanno le ali e volano sui cieli di Catania.
Fonte immagine: Vesuvio Live