L’indimenticato bomber dei record, Gionatha Spinesi, oggi vive e lavora a Napoli, dove ha aperto una scuola calcio, dopo anni all’ombra dell’Etna. Dal “Mongibello” al Vesuvio il passo è breve ma i ricordi sono incandescenti come lava e il dolore per la radiazione brucia e brucerà ancora per lungo tempo:
“Hanno ucciso il mio Catania – ha dichiarato a “La Gazzetta dello Sport”-. Due dei miei tre figli sono nati lì, la terza si è trasferita quando aveva un mese. A Napoli, dove vivo ora, ho fatto rivestire il muro esterno con la pietra lavica.
E’ come se mi avessero schiaffeggiato sul volto senza pietà. Facevamo tremare chiunque, ora è tutto finito. Un senso di abbandono profondo, come fosse successo a me. Chi doveva tutelare il Catania ha fallito. Si devono vergognare. È uno schiaffo alla professionalità di una piazza che merita la Serie A.
Solo il nome mi emoziona, ‘Catania’. C’è tutto: figli, amore, vita vissuta, gol, ricordi. La prima volta che ho giocato al Massimino avevo 27 anni. Da ragazzo giocavo nell’Inter e facevo le fotocopie per Sandro Mazzola”.
Il “Gabbiano” ha Catania nel cuore e Catania non dimenticherà mai il suo “ricco Gabbiano”.