Il Calcio Catania era dei bambini, dei nostri bambini. Dei nostri figli, dei nostri nipoti, dei figli altrui, dei compagnetti, dei Pulcini del Calcio Catania invitati allo stadio per assistere alla gara del magico ’46.
“Parrari do Catania” era un’occasione d’oro per spezzare la monotonia della lezione in classe quando il professore innamorato del rossazzurro improvvisava un sermone spropositato ricordando il gol di Mascara a Palermo o il 3-1 all’Inter, dinanzi all’incredulità dei disinformati e al menefreghismo dei non-calciofili. Da Dante a Petrarca, da Boccaccio a Mascara, per rimanere in tema di artisti, della letteratura, del pallone ma pur sempre geni. Trattavasi di gradita divagazione.
Oggi piangono i genitori e piangono i figli. I primi per qualcosa che non c’è più, i secondi per qualcosa che conoscono appena e che rischiano di non approfondire affatto. Le emozioni vissute dai genitori, quando gli occhi s’illuminano rievocando gesta eroiche, meritano di contagiare i figli. La storia della fenice che risorge, più forte di prima, dalle proprie ceneri, è vecchia ma funziona ancora come tutte le cose antiche: il Nokia 3310, indistruttibile, la Citroen immatricolata nel ’79 che non vuole saperne di spegnersi, la vecchia BMX di papà che faceva enduro in quartiere senza saperlo.
Anche il Catania Calcio 1946 età così: inossidabile, eterno. In un certo senso lo è ancora perché vive nel cuore di chi lo ama. Però ora restituitecelo, balzate via da quelle poltrone che vi conferiscono il potere di amministrare la Repubblica di Pulcinella, ingozzatevi di buonsenso, tracimate lacrime per i vostri imperdonabile errori e non perseverate. Non perseverate! Catania è lì che vi aspetta e vi giudica, i giochetti di potere non piacciono ai bambini, non si trovano al Luna Park. Le montagne russe secernono adrenalina ma, attenti, che poi ci si schianta.
Catania deve avere il coraggio di urlare. Ogni piazza deve farsi “Curva”, ogni coro deve farsi “Denuncia”. Non accetteremo mai più incompetenza o, peggio, tornacontisti. Dobbiamo perseguire un unico obiettivo, tutti indistintamente, dalla stampa alla politica, dalla tifoseria ai nuovi imprenditori: il Catania! La civiltà è l’unica arma che imbracceremo e può far molto male se voltiamo le spalle a chi non resterà verso questo unico obiettivo. La solitudine è il girone infernale che attende i disertori.