Era il 4 giugno 1961 e lo stadio “Cibali” si apprestava a ospitare Catania-Inter, valevole per l’ultima giornata del campionato di Serie A 1960-61.
Il Mago Herrera, che all’andata aveva liquidato la pratica rossazzurra con un perentorio 5-0, snobbò l’avversario e la sconfitta gli costò lo scudetto. I neroazzurri erano primi a pari merito con la Juventus fino alla sentenza del CAF, arrivata esattamente 48 ore prima del match col Catania che aveva accolto il ricorso dei bianconeri relativo alla sconfitta a tavolino omologata nel match d’andata contro l’Inter, che era stata gsospesa il 16 aprile per invasione di alcuni sostenitori entrati in campo senza biglietto.
Il portiere che difese i pali del Catania in quella stagione spiegò:
“Quella partita l’abbiamo preparata noi giocatori. Abbiamo mandato tutti fuori, Di Bella (l’allenatore del Catania, ndr), i dirigenti: ci tenevamo troppo”. Dopo il sonoro pokerissimo patito a San Siro, i rossazzurri furono in grado di domare la corazzata neroazzurra prima andando in vantaggio con Castellazzi al 25′ con un tiro imparabile da fuori area, poi bissando con Calvarese al minuto 70, abile a concludere un sontuoso contropiede macca liotru.
Un altro calcio. Il Catania era salvo e non aveva obiettivi da perseguire ma giocò una partita a livelli di concentrazione e intensità elevatissimi come se si stesse giocando lo scudetto. L’espressione “Clamoroso al Ciabli” venne pronunciata e, pertanto, coniatam dall’indimenticato radiocronista sportivo Sandro Ciotti durante la nota trasmissione radiofonica “Tutto il calcio minuto per minuto”.
L’amarcord recente fa male ma tornare indietro di 61 anni e pensare che il Catania non avrebbe mai spento le 77 candeline, oggi, arreca ancora più dolore.
(foto: footballstory.mondocalcionews.it)