Il “Catania di Pelligra” parte proprio da lì. Quando anelavamo la rinascita ancor prima di vivere il dolore lancinante e l’imbarazzo aberrante del fallimento.
Joe Tacopina, il palestrato d’oro che avrebbe salvato le sorti rossazzurre ben prima della mancata ricapitalizzazione sigista, indossò goliardicamente un cilindro rosa “rubandolo” per l’occasione a un’incredula fotografa rossazzurra, ben felice di cederlo in prestito con diritto di riscatto fissato a una cifra simbolica d’amore futuro per i nostri colori.
A distanza di mesi, quando ormai nessuno avrebbe scommesso sulla prelazione, Tacopina ha “pagato il riscatto” versando nelle casse dei tifosi catanesi residue energie, non economiche stavolta ma sentimentali, per persuadere lo zio d’Australia, Ross Pelligra, il catanese mancato tutto vernacolo dialettale, discendenza diretta liotrista.
Infine, lo zio d’America ha convinto il “collega” dei canguri a completare l’acquisto in appena due settimane sotto la supervisione di Dante Scibilia, il vero trait d’union fra Tacopina e Pelligra, l’anello di congiunzione che i tycoon hanno indossato in differita come pegno d’amore verso la città di Catania.
Infine, Tacopina, ha estratto la magia dal cilindro quando il pubblico stava già abbandonando il circo dirigendosi mesto verso un deflusso piagnucoloso. Oggi, celebriamo Pelligra come “il salvatore” ma, non dimenticheremo mai il desiderio di sedere sulla poltrona di presidente, prima, e di contribuire alla rinascita, poi, dell’attuale patron della S.P.A.L.: “Spinto da Passione e Amore Lodevoli” per un club, il Catania, che non s’è mai potuto godere come avrebbe sognato.