Catania s’incendia d’entusiasmo. La fiamma dell’ardore non si spenge, il sacro fuoco della passione divampa come se quintali di frasche ammonticchiate sul manto del “Massimino” lo alimentassero incessantemente.
La squadra, gli sponsor, le nuove maglie. La festa ha avuto inizio, dirigenti, staff e Prima Squadra si sono goduti un trionfo tanto doveroso quanto anacronistico. Si è festeggiato ancor prima di iniziare, sui generis ma comprensibile dopo i recenti misfatti, legittimo, giusto.
Da oggi, però, champagne, sorrisi e toni trionfalistici devono dileguarsi come bollicine. Domenica irromperà la prima battaglia, a Ragusa stanno già fremendo, non stanno nella pelle, e ogni partita sarà giocata dagli avversari con il coltello tra i denti, con gli occhi della tigre e ogni campo sarà la tana del lupo.
Ieri il presidente del Santa Maria Cilento che il Catania affronterà, udite udite, solo alla 16esima giornata, ha dichiarato che non vede l’ora di affrontarci. Ciò significa solo una cosa: per mister Ferraro, capitan Ciccio Lodi e brigata, ogni partita sarà uno scoglio durissimo da superare e nè il tasso tecnico nè il blasone interverranno a loro sostegno. La Serie D si vince tralasciando fronzoli e leziosismi, dimenticando chi siamo e concentrandoci solo su chi vogliamo diventare. E noi, tutti, vogliamo la promozione, pretendiamo il calcio professionistico.
Pertanto, bando alle ciance e in archivio i festeggiamenti. Ci rivediamo ad aprile magari per la premiazione. Solo col cuore si vince.