Ricordate cosa disse Joe Tacopina quando era in odore di Calcio Catania? Sicuramente sì ma, nel dubbio, vi rinfreschiamo la memoria:
“Ho parlato con il Papu quando avevo manifestato l’interesse per il Catania, lui è stato uno dei ragazzi con cui mi sono messo in contatto. Abbiamo scherzato su questo argomento [il suo arrivo a Catania] ma io in realtà non più di tanto.
Fino a quando lui riuscirà a correre e non sarà completamente acciaccato nel momento in cui chiuderò questo accordo, ci piacerebbe averlo in squadra, sarebbe una gran cosa. Lo vorremmo per avere anche un grande impatto, questo sarebbe un grande sogno per i tifosi del Catania”.
Ecco, il Papu Gomez a Catania. Oggi, a 34 anni e con i rossazzurri in Serie D, è difficile pensare che possa chiudere la carriera proprio sotto l’Etna ma le vie del calcio, si sa, sono infinite, e ai tifosi farebbe piacere rivederlo con la nostra maglia, magari a 37 anni in Serie B, chissà, oppure a ridosso dei 40 in A. Dipenderà da tanti fattori, innanzitutto dalla risalita dei rossazzurri, poi dallo stato di forma di Gomez con il passare delle stagioni. Fantacalcio, ma fantasticare è il mestiere preferito da ogni tifoso, no?
Ieri è stato sostituito a inizio ripresa dal C.T. dell’albiceleste, Lionel Scaloni. Non si tratta affatto di una bocciatura, solo scelta tattica tant’è che ha modificato in corsa l’assetto della squadra sacrificando il Papu che aveva disputato un primo tempo più che dignitoso. L’Argentina, pur rischiando, è riuscita a battere l’Australia guadagnando l’accesso ai quarti di finale del Mondiale proprio ai danni del Paese del nostro presidente Ross Pelligra, e di Vincenzo Grella, John Caniglia e Mark Bresciano, praticamente la maggioranza del consiglio d’amministrazione che dirige il club Catania SSD.
I nostalgici tifavano per l’Argentina del Papu, i pragmatici e i futuristi per l’Australia, praticamente la nostra seconda patria acquisita dopo l’avvento di Pelligra Group. E voi per chi avete tifato? Se Catania tornasse Katane, fondata dai calcidesi nel 729 a.C., alla nostra pòlis, intesa come città-stato, non dispiacerebbe identificarsi nell’Australia. E’ un dato di fatto: il ponte immaginario, lungo 15.000 chilometri, è come quello mai costruito sullo Stretto solo che anziché separare la Sicilia dallo “stivale”, divide Catania dalla “sua” Australia. Siamo italiani sì, ma ci sentiamo anche australiani d’adozione ormai.