Fioccano gli anni, fioccano le parole. Il tempo è una lama tagliente che affetta sogni, impolvera la storia, ottenebra il ricordo. Fioccano gli anni, fioccano le parole. Ne abbiamo viste, vissute e lette anche troppe negli ultimi due anni: condannati a marcire, destinati a rinascere. Catania si gode “mille e più Pelligra”, l’uomo dalle molteplici sfaccettature: imprenditore, figlio, nipote, fratello, sportivo, persona.
La giornata-tipo del presidente del Catania, evidentemente, non consta di 24 ore. Si sposta da un capo all’altro del mondo per assistere personalmente alle “feste emozionanti” (cit.) del suo club, quello di calcio, quello dei racconti di nonno. Progetta, da vero imprenditore, spera, da vero tifoso quando il Catania è sotto di una rete o l’attaccante cincischia sul pallone e si divora in gol fatto, viaggia come fosse Cristoforo Colombo alla scoperta dell’isola che non c’è, cioè di una Catania viva, politicamente attiva, urbanisticamente dotata di infrastrutture che si addicano a un aeroporto di livello internazionale, se non altro per i numeri (abbiamo superato i 10 milioni di passeggeri annuali il 28 dicembre 2022!).
UN ESEMPIO
La fermata della metro “Aeroporto-Fontanarossa” doveva essere pronta entro il 2025 come dichiarato dall’assessore regionale alle Infrastrutture, Marco Falcone: “Superati i contenziosi – aggiunge Falcone – siamo dunque pronti per portare, entro il 2025, la metro fino allo scalo aereo di Fontanarossa, traguardo atteso da decenni per la mobilità dell’intera Sicilia orientale”, aveva dichiarato ai microfoni di lasicilia.it il 31 agosto 2021 ma sulle colonne de “La Sicilia” dello scorso 29 dicembre 2022 si parla già di “2026”. Ecco cosa manca alla città di Catania, gli interventi perentori, come quelli di Lorenzini, la zampata vincente di Jefferson, il guizzo di Chiarella, i polmoni di Rizzo e Palermo, le geometrie di Lodi.
EPPUR NON SI SCOMPONE
Il Pelligra elegante, dal vestito quadrettato, quello con il pugno al cielo, quell’altro che segue la partita del Catania in treno, né si perde d’animo colui che taglia il nastro del Catania Point di Cecilia Amenta, il tycoon sorridente, il dirigente-amico a colloqui di Vincenzo Grella da cui accetta consigli perché di lui “si fida ciecamente” (cit.). Per tutto questo, e per molto altro, i tifosi del Catania si identificano in lui, perché è “uno di noi” come i capitani veri, come Marco Biagianti o come Michele Zeoli.
Fioccano gli anni, fioccano le parole. Se sui primi non abbiamo dubbi be’, non ne nutriamo nemmeno sulle seconde. Ma l’ora dei fatti non dipende dall’attuale dirigenza del Catania. I lavori del “Massimino” a rilento e fuori tempo, Nesima e le strutture sportive del circondario ipotecate, fatiscenti o inesistenti, ma il presidente non si scompone. Crede nella sua terra d’origine, crede nel progetto Catania, crede nelle potenzialità sconfinate della nostra città. Ah se ci credessero tutti come lui! Che fiocchino i fatti.
(foto tratte da Catania SSD)