La festa patronale di Sant’Agata, per i non catanesi è inspiegabile. Unisce i credenti più assidui, i religiosi non praticanti, persino gli scettici e gli agnostici. Il Presidente del Catania, Rosario Pelligra, si trova in città in queste ore per impegni societari inderogabili, per seguire la squadra a Castrovillari ma, nondimeno, per assistere alle festività agatine.
Dopo la pausa forzata, imposta dalla pandemia, torna in città l’evento più atteso dell’anno, che fa registrare incrementi sui voli nazionali e internazionali all’aeroporto di Fontanarossa, che richiama decine di migliaia di fedeli ogni giorno dai “fuochi ‘o tri” fino alla notte del 5 febbraio, quando la Santa carezza i volti dei fedeli, con e senza sacco, li benedice, li guida, li avvolge in un’aura di candida brezza mistica.
Pelligra non credeva ai suoi occhi ieri sera durante i festeggiamenti, siamo certi che il presidente, uomo di mondo come pochi, non abbia mai assistito a una folla oceanica di cittadini raccolti in preghiera facendo tanto rumore, e sarebbe paradossale il contrario, ma rispettosamente beato, come se ogni suono concorresse a decantare le lodi della Vergine pur rammentandone, a ogni istante, il nefasto martirio.
Un turista per caso, un avventore dei tanti. Rosario Pelligra bambino dagli occhi sognanti che, per la prima volta nella sua vita, conosce Agata, ne tasta il retrogusto al torrone, quando imperversano i fuochi, e quello amaro quando il canto delle suore benedettine si sofferma sul truce tormento patito dalla Santa.
Dopo Castrovillari, Pelligra avrà modo di mischiarsi al popolo catanese, vivendo in prima persona l’epilogo infinito (o almeno è così che vorremmo che fosse) della festa. Il fercolo sarà condotto fino alla Cattedrale quando il sole avrà già illuminato Piazza Duomo e, allora, pensieri, parole, opere e miracoli saranno già iniziati o appena archiviati. La magia di una città che si cinge intorno alla Patrona, a Colei che è speranza e salvezza, oceano e goccia.
(foto: catania ssd)