Le dichiarazioni di mister Giovanni Ferraro, che pubblicheremo tra poco, hanno il gusto amaro del congedo. Era visibilmente emozionato in mixed-zone, segnale di un addio imminente che era già nell’aria da settimane. La “metafora degli specchi”, artificio retorico brillantemente elaborato dal mister, che lascia spazio a molteplici interpretazioni, è eloquente: qualcuno avrebbe potuto (dovuto) parlare meno, evitando un anacronismo deleterio e controproducente rispetto agli impegni agonistici della squadra e, in particolare, di chi la guidava. Così non è stato, i giornali sono stati riempiti di frottole, qualcuno di mezze verità, pochissimi, immaginiamo, di notizie fondate sul futuro allenatore del Catania ma, in qualsiasi caso, il silenzio sarebbe stato ben accetto fino all’ultima uscita ufficiale.
Da Ragusa a Brindisi, il Catania ha iniziato il percorso in campionato con una vittoria e finito parimenti, tralasciando l’incidente di percorso agostano in Coppa Italia a San Cataldo. In mezzo, tanti record e un percorso trionfale che ha riconsegnato la città al calcio professionistico e agli onori della cronaca, stavolta affrancati da libri contabili e sentenze.
Le note liete di ieri: i gol di Gianluca Litteri, meritatissimo dato che il ragazzo ha avuto pochissimo spazio ed è arruolabile da tre mesi, e di un altro catanese doc come Marco Palermo, oltre alla reazione d’orgoglio della squadra soprattutto dopo lo svantaggio. Detto ciò, abbiamo sempre sostenuto che le valutazioni tecniche sull’allenatore spettino alla società e che, al di là dei rumors sui giocatori che perdurano più o meno per l’intera stagione agonistica, lo spessore umano di Giovanni Ferraro sarà difficilmente eguagliabile e qui si tratta di un allenatore, di un “uomo solo”, che ci mette faccia e competenze. Per questo il silenzio sarebbe stato quanto mai d’oro. Ormai è tardi.
(Foto: Ferraro Catania SSD)