Giovanni Ferraro è stato congedato dalla società Catania SSD a termine di una stagione trionfale che ha visto i rossazzurri maramaldeggiare in campionato dal primo all’ultimo minuto, senza pause se si eccettua lo scivolone pre-panettone contro il Santa Maria Cilento, giustificato da un motore acceso in fretta quando era ancora freddo, che ha mantenuto i giri “sul rosso” per cinque mesi consecutivi, dalla preparazione al Natale.
Eppure non è bastato. Perché? In molti se lo chiedono. Abbiamo provato a darci(vi) una risposta, che sarà più esaustiva solo dopo l’ufficialità del nuovo allenatore.
Cosa ci aspettiamo adesso?
La domanda sorge spontanea. Se il club ha ritenuto opportuno dare il benservito al tecnico di Vico Equense, probabilmente sulla base di accordi presi già la scorsa estate anche in caso di promozione, adesso attendiamo speranzosi l’arrivo di un allenatore che conosca la categoria, giovane quanto basta per pianificare un progetto tecnico quanto meno triennale che preveda almeno un salto di categoria immediato.
Le qualità umane e professionali di Ferraro (e non è un ordine gerarchico, solo fonologicamente più orecchiabile), inducevano alcuni a ritenere fisiologica una riconferma anche in Serie C, ma così non è stato e lo si subodorava praticamente dall’indomani della promozione aritmetica ottenuta addirittura lo scorso 19 marzo. Le dichiarazioni del vicepresidente e amministratore delegato, Vincenzo Grella, laconiche e differibili, quelle del diretto interessato, cariche di fugace orgoglio e malinconica gratitudine, lasciavano presagire un addio che, infine, si è palesato nel tardo pomeriggio di ieri.
Forse, la società punterà su un profilo giovane di prospettiva che abbia già bazzicato tra le tormentate acque della Lega Pro, con margini di miglioramento e con capacità comunicative coi media che possano soddisfare le pretese societarie. La genuinità di Ferraro, qualità difficilmente riscontrabile nel mondo del calcio oggi, probabilmente non bastava agli occhi di una società tanto esigente. Ora, però, dato che nemmeno la promozione in Serie B previo investimento economico sostanzioso è differibile, attendiamo budget e allenatore funzionali al progetto identitario plasmato da Grella: il Catania deve imporre il proprio gioco (cosa che a Ferraro non è sempre è riuscita, specie in fase di rodaggio), costruire una propria personalità, diventare un modello da emulare anche per le squadre avversarie.
Giovanni Ferraro ha aggiunto idealmente un murale sulle pareti attorno allo stadio: se l’è disegnato da solo, in punta di piedi, pennellata dopo pennellata, indossa la tuta del Catania SSD, che non esisterà più dal 1° luglio 2023, quando il passaggio a Srl la renderà società professionistica. Ed, effettivamente, è giusto così: rimarrà, per sempre, il marchio di fabbrica di Ferraro, lo stemma marchiato a fuoco nei ricordi dei tifosi rossazzurri. E’ nata con lui, finisce con lui.
Non serve necessariamente un grande nome che ci faccia sobbalzare dalla sedia. Basta che ci faccia sobbalzare dalle nuove poltroncine del “Massimino”...
(foto: Ferraro Catania SSD)