Lunga intervista quella che il vicepresidente del Catania, Vincenzo Grella, ha concesso ai microfoni de La Gazzetta dello Sport:
“Luca Tabbiani ha tutte le carte in regola per lavorare bene da nuovo allenatore del Catania. Non sono i risultati del recente passato a contare, ma la motivazione che ha l’uomo, soprattutto. Tabbiani approda in Sicilia con grande entusiasmo e una fame di successo che arriva attraverso il lavoro. Abbiamo avuto conferma sulla voglia di mettersi in discussione in una piazza così esigente, importante, che va costantemente a sostegno.
Che cosa servirà per vincere? Sacrificio, fortuna, bravura. Noi conosciamo quali sono le esigenze della piazza però lavorando insieme, con un collettivo che possa andare verso la stessa direzione di avere una identità marcata. Si pensa a tutto, non solo guardando al risultato sportivo. Serve tempo, ma già siamo partiti con la scelta dell’allenatore, avevamo un elenco anche importante di potenziali guide, dopo varie analisi abbiamo puntato su un tecnico che fa giocare bene le squadre e che ha voglia di progredire. Ci vuole del tempo per portare avanti il nostro lavoro, lo dobbiamo sfruttare al massimo per creare un’identità chiara. Prima di scegliere l’allenatore i dirigenti dovevano riflettere su come portare avanti il progetto. Poi abbiamo avuto un elenco abbastanza importante di nomi di potenziali tecnici, abbiamo fatto varie analisi ed effettuato più passaggi con persone di calcio per avere dei riscontri.
Vogliamo creare e sviluppare una società sostenibile e che riesca a durare nel tempo. Stiamo cercando di creare una piattaforma valida, ci sono enormi opportunità in questo territorio, ma dobbiamo contribuire a creare una cultura sportiva che riesca a proporre concetti sani, di condivisione. I ragazzi siciliani devono avere da noi l’opportunità di affermarsi nella loro terra, senza essere costretti ad andare via lontano. Se ci saranno sacrificio, costanza, talento, qualcuno un giorno potrà indossare la nostra casacca.
In Serie C potrebbe anche capitare di perdere, è fisiologico. E, adesso, bisognerà vivere e condividere i momenti meno belli con stile, senza eccessi. Serve un senso di appartenenza che riesca a coinvolgere tutta la città, serve un rispetto che fa parte della cultura sportiva. Focalizzandosi su questi concetti potremo davvero crescere“.