Non è mai andato giù ai tifosi del Taranto quel 9 giugno 2002, quando allo stadio Erasmo Iacovone, di fronte a poco meno di 30.000 spettatori, il Catania riuscì a concludere i tempi regolamentari sullo 0-0 cristallizzando la promozione in Serie B sulla magia di Michele Fini all’andata, sicuramente il più bel tiro mancino scagliato da un destrorso sotto l’Etna.
Basta dare un’occhiata ai social:
“Non diciamo niente. Sapete cosa vogliamo noi tifosi”;
“Ci sarà da lottare con i denti ma fondamentale sarà l’organizzazione di gioco”;
“Forza ragazzi bisogna fare a tutti i costi almeno un punto a Catania”
e molti altri sulle pagine del Taranto F.C. Il Catania non può sbagliare. La fiducia a tempo conferita a mister Tabbiani inizia dal Massimino, dove i rossazzurri hanno già lasciato per strada troppi punti. Gli ionici giocheranno con il coltello tra i denti, pressati da una tifoseria rivale che spera nel colpaccio sia per balzare in avanti in classifica (il Taranto attualmente occupa l’undicesima posizione con 11 punti e una partita in meno al pari di Catania, Messina e Brindisi che verranno recuperate il prossimo 1 novembre, ndr) e perché l’avversario si chiama proprio Catania.
Guai a non scendere in campo con lo stesso mordente! Loro faranno la partita della vita, ma stavolta siamo noi a doverla disputare e non c’entra nulla la rivalità storica: è una questione che va ben oltre, non possiamo permetterci di perdere punti, nemmeno 1 nelle prossime tre partite. O così o si svolti. Da subito.