A Catania serve gente come Rocco Costantino. La grinta di chi ce l’ha nel sangue e quel surplus di agonismo che lo stadio Massimino sa regalare. Il gol del 3-0 su calcio di rigore a coronamento di una prestazione da vero panzer è strameritato e l’esultanza con capitombolo è emblematica: felicità allo stato puro per il primo gol in maglia rossazzurra davanti a oltre 16mila tifosi dopo aver onorato la maglia del Monterosi Tuscia dal 2021 al 2024 con 66 presenze e 33 reti.
Al Catania serve Nana Welbeck, un acquisto su cui crediamo molto, perché serve gente che l’erba se la mangerebbe se potesse, e il ghanese ha sempre dimostrato di lottare in campo come pochi, ringhiando su ogni pallone, mordendo le caviglie agli avversari e ripartendo, anche palla al piede, con calma e sapienza.
A Catania serve chi ari il campo sulla fascia percorrendo anche 100 metri se necessario, come ha fatto Alessandro Celli, esterno sinistro rossazzurro, per tutta la partita col Brindisi. Anche in Diego Peralta, con le dovute differenze fisiologiche legate al ruolo, abbiamo riscontrato il sacro fuoco del guerriero, quello di cui necessita anzitutto ogni squadra di Serie C o nell’urlo liberatorio di Marco Chiarella e nelle sgroppate inesauribili (e qualitativamente eccelse) di Roberto Zammarini.
Ci era mancato. Per emergere da questa categoria infernale è necessario appellarsi al carattere, alla personalità, alla cifra tecnica pure, ma senza prescindere dalla voglia di “spaccare tutto”, come la bandierina falciata da Chiarella dopo il gol. Possiamo ancora ritagliarci un ruolo importante in campionato, ma dobbiamo fare la voce grossa anche e soprattutto con la seconda della classe, il Picerno, senza espulsioni, rigori (vedi Benevento) e avversari allo sbando (leggasi Brindisi) e, dopotutto, abbiamo ancora una Coppa Italia da giocarci fino in fondo.
(foto: Catania FC)