Antivigilia. Le sensazioni che precedono la finale d’andata di Coppa Italia tra Padova e Catania sono altalenanti almeno quanto le recenti prestazioni dei rossazzurri. Mister Michele Zeoli, e lo si evince dal primo tempo con il Cerignola, ha iniziato un percorso didattico basato sull’educazione alla catanesità che necessita tempo e volontà di recepire le nozioni impartite. Non tutti, onestamente, ci sembrano all’altezza.
Ancora poco per persuadere una piazza opportunamente esigente che non può annaspare in una categoria così infima ancora per molto. Per venirne fuori il Catania si è costruito, tra improvvisa baldanza, un pizzico di fortuna e metamorfosi ovidiana, un canale preferenziale che conduce i rossazzurri direttamente ai play-off nazionali.
Ci siamo, quindi sarà d’obbligo provarci, ma guardando in faccia la triste realtà sportiva, il Catania ha battuto il Cerignola tra mille patemi d’animo, rischiando ampiamente di perdere e vincendo grazie al rigore di Mino Chiricò, certamente tra i migliori in campo, e a una estemporanea zampata di Roberto Zammarini. Troppo poco per sperare in un’ulteriore metamorfosi. Eppure, stando all’andamento in Coppa, possiamo aggrapparci disperatamente (ma forse irrazionalmente), alle qualità di questa squadra nelle cosiddette partite “secche”. Quanto meno cerchiamo di arrivare il più lontano possibile e gettare le basi per la prossima stagione.
E’ ancora presto per fare calcoli, dato che restano ben sei partite da giocare in campionato (di cui la prossima a Torre del Greco contro la Turris che ci insegue a sette punti di distanza con una partita in meno da disputare stasera a Monopoli), ma il tifoso è multitasking, capace di pensare simultaneamente a play-off, play-out, finale di Coppa, partita di campionato precedente, quella che verrà, e le restanti cinque.
E siamo in grado, soprattutto, di razionalizzare e comprendere cosa serve a questo club: imparare dagli errori facendo piazza pulita del “vecchio”, ripartire da volti nuovi e illibati, conferire a un direttore sportivo “con la scoccia” l’incarico più delicato tra tutti in una società sportiva professionistica e investire quanto prima su un centro sportivo dove la Prima Squadra possa esprimersi al meglio anche durante la settimana.
Quest’anno ha funzionato poco, quasi nulla. Fortunatamente c’è sempre tempo per rimediare ma non basta l’autocritica di Grella: servono i fatti, e per ottenerli bisogna armarsi di coraggio (non solo nei confronti di Tabbiani e Lucarelli, troppo facile..), e procedere ai tagli opportuni. Chi ha lavorato male, fuori! Voi, da dentro, saprete dove intervenire. Perché, passi il primo anno di C della neonata società, ma alla perseveranza risponderemo con l’assenza.
(foto: Catania FC)