Certo che non ne va una dritta. Problemi muscolari, malanni, gastroenteriti: possibile che questi giovani virgulti quando indossano la gloriosa maglia rossazzurra si trasformino in mingherlini fragili e cagionevoli?
Siamo nel momento del closing. Si chiude la stagione regolare, si chiuderà la vicenda societaria, si chiuderà un capitolo della storia rossazzurra iniziato la scorsa estate, si chiuderanno anche tante bocche, altre finalmente si sono serrate in nome del segreto professionale e del “patto di riservatezza”, altre ancora devono essere taciute dal Tribunale.
Un Catania che, nelle ultime giornate, non riesce a chiudere solo la porta di Confente. Il ragazzo, sarebbe ingeneroso additarlo per l’episodio dell’autogol che ieri ha condannato i rossazzurri alla sconfitta interna, si è sempre limitato a svolgere dignitosamente il proprio compitino ma, quando si è trattato di effettuare uscite kamikaze, parate spettacolari o interventi mostruosi è rimasto imbrigliato nella gabbia del “6” in pagella.
Ovviamente è solo un concorso di colpe. Prendete i nuovi acquisti della campagna di gennaio. Anche lì, Sales ha fornito prestazioni, così per rimanere in tema di organico etneo, alla Tonucci, con meno sbavature caratteriali imputabili a un temperamento sì da guerriero ma con meno veemenza fuori dalle righe. Il che ha prodotto, globalmente, un 6 in pagella che non basta per ambire a traguardi d’alto rango. E poi c’è Giosa. Il ragazzo vanta un bagaglio d’esperienza invidiabile in Serie C, gode della stima di mister Raffaele ma non ha mai conferito sicurezza al reparto difensivo, un po’ come Confente. Invece è importante che l’estremo difensore e i centrali consentano ai centrocampisti di produrre gioco senza curarsi eccessivamente della fase di interdizione altrimenti, altro concorso di colpe, chi viene chiamato a tessere le trame di gioco, oltre ad evidenti limiti geometrici, finisce col curarsi oltremodo della retroguardia e smarrire anche quel pizzico di fantasia.
Si è parlato tanto di Pecorino, del suo passaggio alla Juve, della promessa di Tacopina: “non lo cederemo”, quando non era e non è ancora affatto in grado di fare promesse. Ora, Emanuele sarà giovanissimo, avrà segnato un gollonzo nel derby (perlomeno non abbiamo perso), sarà stato fortunato in qualche circostanza ma “la metteva dentro”. I meno giovani ricorderanno, per esempio, Edy Baggio: quante critiche! Eppure in 29 presenze siglò 18 reti, proprio in Serie C (stagione 2001-2002). A cosa serve un attaccante? O ci aspettiamo sempre Lukaku, C. Ronaldo e Ibrahimovic? E no, non è stato affatto sostituito.
Sfortuna ed errori di lettura. Mister Raffaele lavora come un mulo, questo è indubbio e le lodi si sprecano per un allenatore così certosino e stacanovista ma, altrettanto fuor di dubbio, sono gli errori nell’interpretazione tattica di molte partite. Correggere il tiro in corso d’opera funziona quando la squadra gira a mille ma quando iniziano defezioni, assenze di uomini-chiave, tutto si complica anche le rimonte. E in questi casi l’unico modo per non prestare il fianco agli avversari è indovinare lo schieramento tattico, inserire le pedine più adeguate.
Col senno di poi…Già, certo, siamo tutti abili strateghi, dopo. Ma a onor del vero alcune scelte tattiche e, permetteteci, tecniche, a volte ci hanno lasciati un po’ sopresi. Se un giocatore dai piedi buoni come Maldonado che forse pecca di carisma, forse da bambino giocava a nascondino e gli è rimasto il vizietto anche in campo, avesse goduto di maggiore considerazione da parte di Raffaele, oggi non staremmo parlando di un Catania privo di idee. Ma questo è solo uno degli aspetti tecnico-tattici che non ci ha mai convinto.
Nessun processo, solo constatazione dei fatti. C’è un’involuzione in atto e non possiamo permettercelo in vista dei playoff.
(Fonte Immagine: Goal Sicilia)