Era scontato l’epilogo. Ho imparato che nel calcio le leggi vengono applicate con una regolarità quasi disarmante, quasi fosse un regime idilliaco in cui i sudditi si attengono alle norme stabilite dalle istituzioni e i governanti imperano senza che vi sia la benché minima possibilità di azioni sovversive.
Giuseppe Raffaele=suddito, dirigenza=governance. Certo, i numeri sono dati incontrovertibili e non occorre decodificarli per comprenderli: sconfitte, derby perso malamente, poche reti all’attivo, errori individuali ma anche di approccio tattico alla gara. L’epilogo era inevitabile. Ma additare solo mister Raffaele ci sembra alquanto ingeneroso perché, in qualità di capro espiatorio, l’allenatore paga sempre per tutti, è come se saltasse il banco a sette e mezzo: il mazziere “sballa” e paga tutte le puntate dei singoli giocatori anche se si chiamano Dall’Oglio e Piccolo, e falliscono rigori, anche se si chiamano Welbeck, e indovinano tre passaggi su dieci, anche se si chiamano Confente e fra i pali traballano, anche se si chiamano Giosa e fabbricano svarioni difensivi. E via discorrendo (lista lunga!).
Nuova guida tecnica, closing, playoff. In poco più di un mese ne vedremo delle belle. Certo, senza mister Raffaele. Il calcio è questo, è così. Le squadre perdono, gli allenatori pure, le dirigenze e i calciatori no perché non si possono autoesonerare. Era l’unica pista percorribile, sia chiaro, ma se esistesse anche un solo modo per ridistribuire le colpe, non sarebbe certo il banco a saltare…
Francesca Tremoglie
(Fonte Immagine: GoalSicilia.com)